In questo post sul blog ufficiale di Google, scritto da Marco Pancini, European Senior Policy Counsel, il colosso di Mountain View ha preso posizione circa la cd. “legge bavaglio” di cui abbiamo parlato in varie occasioni, ultima questo post di Donato.
Pancini inquadra a fondamento di questa legge – manco a dirlo – una scarsa comprensione delle dinamiche del web e, pur ritenendo degno di tutela il principio secondo cui siamo responsabili delle nostre azioni sia quando siamo online sia quando ci muoviamo nel cosiddetto mondo reale, non ritiene sia corretto equiparare un blogger al direttore di un quotidiano nazionale.
Indubitabile il fatto che questa legge non trasudi competenza circa le logiche della rete, e che trascuri opportunamente quello strato di intrinseca irrilevanza che avvolge pretesi fenomeni di massa come i gruppi Facebook, per lasciar spazio al comico e incompetente decisionismo di – ahimè – autentici attivisti della rete come l’on. Carlucci.
Il problema della responsabilità di chi ha facoltà di influenzare l’opinione altrui tramite media di massa, è tuttavia forte, e proprio per questo meriterebbe di essere normato. Una legge in tale direzione avrebbe l’effetto inevitabile di rallentare la crescita dei contenuti user generated, cruciale per Google – già peraltro alle prese con problemi relativi alla qualità dei contenuti – da cui pare provenga la citata presa di posizione.
In un paese democratico in cui, tuttavia, c’è difficoltà a ricondurre alle proprie responsabilità anche i direttori delle reti di stato, un crackdown su blog e social network non dovrebbe avere diritto d’asilo.