Cosa hanno a che vedere le intercettazioni con il web? Qualcosa in comune ce l’hanno, primo fra tutti il fatto di essere regolamentate dal recente maxi-emendamento approvato dal Parlamento con voto di fiducia.
Le polemiche non sono mancate, sia per quanto riguarda il contenuto dell’emendamento, che secondo l’opposizione porrebbe limiti eccessivi all’utilizzo da parte della magistrature delle intercettazioni ambientali, e anche per il fatto stesso che sia stato posto il voto di fiducia, che pone i membri della stessa maggioranza a scegliere se approvare l’emendamento o far cadere il Governo.
Si è parlato meno, purtroppo per noi utenti della Rete, invece, delle norme di questo maxi emendamento che riguardano proprio i siti Internet e quindi anche i blog. Lo hanno fatto, tra i primi, Guido Scorza, Vittorio Zambardino, ed Ernesto Belisario , ponendo l’accento in particolare sul fatto che tale legge stabilisca l’obbligo di rettifica entro 48 ore, prevedendo sanzioni pecuniarie tra i 15 e i 25 milioni del vecchio conio. Questo vale sia per gli editori che per i siti internet e blog.
Ovviamente le richieste di rettifica non può che arrivare tramite i commenti; il che implica la necessità di pubblicare automaticamente i commenti, a meno che non si sia in grado di garantire una moderazione costante, tutti i giorni e mesi dall’anno, entro qul limite di tempo. Ma cosa succede se proprio in quei commenti approvati automaticamente arrivano delle affermazioni passibili di denuncia? Chi è responsabile, l’autore dei commenti o il blogger?
Inoltre, le 48 ore di tempo per la rettifica, da quando hanno inizio? Dal momento in cui ne è stata fatta richiesta, o da quando il blogger ne ha preso consapevolezza (ha ricevuto e letto il messaggio)?
La cosa che lascia più perplessi, però, è che la legge non faccia alcun riferimento alla fondatezza della eventuale richiesta di rettifica. Non esistono dei criteri per stabilire quale sia un richiesta legittima ed una non legittima. Se un blogger scrive “a” chiunque la pensi diversamente ha il diritto di chiedere una rettifica sostenendo la tesi “b”, ed il blogger è tenuto a pubblicarla entro 48 ore, anche se la tesi “b” è falsa, mendace, o semplicemente una assoluta scemenza, stando ad una interpretazione letterale.
E’ mia opinione che questa legge, così com’è stata approvata, lasci aperti pericolosi spazi a forme di censura, utilizzando lo strumento della minaccia economica. Nessun editore al giorno d’oggi, soprattutto quelli piccoli, e tanto meno i blogger, semplici cittadini, si possono permettere il lusso di rischiare sanzioni così pesanti per non aver pubblicato un commento o peggio, per aver espresso una opinione contraria a chi magari invece ha la possibilità di pagare avvocati per denunciare.
Per legiferare in materia di media, e di Internet i particolare, è assolutamente necessario conoscere il medium e le sue regole. Questo il nostro Legislatore ancora non pare averlo compreso. Sono numerosi ormai i maldestri tentativi di regolamentare il web, ma sembrano sempre pensati secondo logiche e criteri non adatti alla Rete. Rivolgersi a dei tecnici potrebbe essere saggio.