Uno studio dell’università di Harvard, condotto su 300.000 utenti, conclude che il 90% dei contenuti sviluppati da Twitter proviene dal 10% degli utenti, laddove una media per i restanti social network vede i top 10% users produrre non più del 30% del contenuto totale.
Sempre dalla stessa ricerca emerge che più della metà degli utenti, aggiorna il profilo una volta ogni 74 giorni mentre la maggioranza degli utenti usa Twitter una sola volta.
L’analisi di Harvard tratteggia un Twitter più individuale che “social” ed è in questo senso significativo che il suo pattern di utilizzo somigli più a quello di Wikipedia (dove il 15% degli editors sviluppa il 90% dei contenuti) che non quello di Facebook.
“Questo implica che Twitter somiglia più a un sistema di comunicazione unidirezionale, uno a molti, che ad una rete di comunicazione bidirezionale, peer to peer” concludono i ricercatori.
Se Wikipedia – che non ha molto in comune con Twitter – si pone perlomeno in teoria l’obiettivo della neutralità, della validazione delle fonti e della ricerca della “verità”, Twitter è strutturalmente inadeguato a contenere informazione di qualità e finisce per essere perlopiù un contenitore di futilità.
La stessa informazione di valore è persa in una nuvola di contenuti, dove il rapporto rumore/segnale è altissimo, e il rumore è costituito per l’appunto dai vaneggiamenti autoreferenziali ed autocelebrativi di persone che non possono resistere dal farci sapere cosa stanno mangiando o da che parte del letto sono scesi stamattina.
Tornano alla mente le parole di Andrew Keen sulla logica della “grande seduzione” del quarto d’ora di celebrità e in generale, sul fatto che anche oggi che gli spazi di espressione individuale sono divenuti macroscopici, il talento, la cultura e la genialità rimangono una risorsa scarsa. Senz’altro molto più scarsa di quel 10% di Twitters che intasano la rete di dettagli irrilevanti sulla loro vita quotidiana.
A complemento dei dati emersi da questa ricerca, sarebbe interessante verificare la distribuzione dei followers, ma temo che, come già nel rapporto utenti/contenuti, la venerata long tail debba cedere il passo a una versione ancora più restrittiva del principio di Pareto.