Il primo giugno è circolata sul web la notizia secondo cui l’arbitration committee di Wikipedia ha deciso di interdire gli IP riconducibili a Scientology dall’editing dell’enciclopedia online, con particolare riferimento a ripetuti tentativi di oscurare, mitigare o distorcere voci critiche da parte della setta/culto/chiesa (scegliete voi) fondata dallo scrittore di fantascienza Hubbard.
La questione per Wikipedia ha una rilevanza filosofica enorme perché segna l’ingresso della logica del “ban” all’interno di uno dei siti cardine della rivoluzione del “web 2.0”, la cui filosofia portante è la libertà di ciascuno di contribuire attivamente alla “cultura” con proprie esperienze, idee, punti di vista.
La filosofia propugnata da Wales, che equipara il bidello al docente universitario, con l’impasse di Scientology arriva a scontrarsi più violentemente che mai con l’ingenuità della sua ispirazione. Se è già difficile ritenere che, al di fuori di un processo scientifico canonizzato, la conoscenza possa emergere esatta ed epurata da aspetti ideologici, è ancora più difficile ignorare che uno spazio aperto al contributo di tutti, possa sfuggire alle logiche manipolatorie che hanno trovato il modo di farsi strada anche laddove le barriere del controllo e della legittimazione ad intervenire sono molto più solide.
È d’altronde ingenuo ritenere che, di fronte a quello che appare come un tentativo straordinariamente virulento di filtraggio e oscuramento, uno strumento blando come il blocco degli IP possa fare la benché minima differenza.
Scientology è il primo caso di ban di Wikipedia ma temo non sarà l’ultimo: potrebbe al contrario segnare la brusca presa di coscienza dell’urgenza di filtrare i contributi a vario titolo interessati nelle vicende descritte – ivi compresi quelli di agenzie e “reputation manager” aziendali, prezzolati e senza scrupoli – per preservare l’autorevolezza di uno strumento che è già al centro di numerose e ben fondate polemiche.
Certo è che l’evidente necessità di filtraggio preventivo dei contributi – altrimenti detto gatekeeping – mette fortemente in discussione le basi filosofiche di Wikipedia, la fiducia a priori nell’intelligenza della massa, e il concetto stesso di conoscenza libera non solo perché liberamente accessibile, ma anche perché liberamente manipolabile. Specialmente in tempi come questi, in cui una schiera di furbi ha trovato le chiavi per trasformare il “web 2.0” in uno strumento di autopromozione gratuita.