Ormai ci siamo quasi abituati a questi periodici allarmi di epidemie virali: dalla Sars all’influenza aviaria, dal virus Ebola all’influenza suina. Ci siamo così abituati che i periodi di allarme si gonfiano e sgonfiano sempre più rapidamente, lasciandosi dietro solo vaghe idee, molta incomprensione, e qualche teoria del complotto.
Per questo, anche se non sono esperta, ho deciso di leggere un po’ in giro e capire quanto effettivamente dobbiamo preoccuparci di questi allarmi, e visto che ci sono, ho pensato di condividere con voi le mie scoperte.
Innanzi tutto cerchiamo di capire cosa sia l’influenza. È molto importante distinguerla da un semplice raffreddore. Anche quest’ultimo, infatti, è causato da un virus, in genere adenovirus o coronavirus , ma sappiamo bene che “passa da solo” e i rimedi della nonna rimangono i migliori per fronteggiare il classico raffreddore invernale.
L’influenza, invece, è causata da un tipo di virus diverso, appunto, il virus influenzale, ed è generalmente incurabile (falliscono persino i rimedi della nonna) e l’unico modo per difendersi è il vaccino. Da un punto di vista sintomatico, la differenza principale è che l’influenza colpisce generalmente le vie respiratorie alte: trachea e bronchi, e può causare complicazioni ai polmoni, procura febbre alta, mentre il raffreddore è spesso accompagnato da infiammazioni alla gola e alle mucose ed ha un andamento benigno.
Esistono dei farmaci antivirali, ma la loro azione non è sempre efficace. La difesa consiste quindi principalmente nella prevenzione dell’infezione, prima di tutto una buona pratica igienica. I virus influenzali infatti sono molto contagiosi, poiché trasmissibili per via aerea, ma anche molto “fragili”, cioè resistono poco nell’ambiente esterno, e un po’ di sapone li uccide. L’unica difesa veramente efficace, però, è rappresentata dal vaccino.
Ma ogni ceppo virale, in pratica uno nuovo ogni anno, necessita di un vaccino specifico. Sebbene esistano degli sforzi per la ricerca di un vaccino globale , per tutte le influenze, i virus sembrano essere molto agguerriti da questo punto di vista e sono particolarmente propensi ad adattamenti e mutazioni per proteggersi dagli attacchi umani. È proprio questa caratteristica che permette ai virus di sopravvivere e di rappresentare un tale rischio per l’uomo.
Infatti questa loro tendenza a mutare, a modificare le proprie caratteristiche, fa si che il nostro organismo, pronto a combattere contro il virus precedentemente incontrato, non sia più in grado di riconoscerlo, e sia a questo punto inerme di fronte alla nuova minaccia. La capacità di mutazione dei virus viene detta in termine scientifico “drift antigenico “, in quanto la mutazione avviene a carico dei “siti antigenici” presenti sulla superficie del virus stesso.
Ma tra i tantissimi virus che ci circondano, e tra le numerosissime varietà dei virus influenzali, perché ci spaventano di più quelli legati a malattie di animali, quali gli uccelli o i suini? Innanzi tutto c’è da dire che la maggioranza dei virus influenzali ha origini aviarie. Difficilmente, d’altro canto, accade che il virus di origini aviarie, anche se passato a un uomo, possa poi trasmettersi da uomo a uomo.
Per questo l’influenza aviaria ha fatto tanto parlare di sé, la sua principale minaccia stava proprio nel fatto che il rischio di contagio tra esseri umani potesse effettivamente farsi sentire. Anche nel caso dell’influenza suina l’origine è aviaria, ma è prima passato ai maiali per “adattarsi” ai mammiferi, essendo tra l’altro il DNA del maiale estremamente simile al DNA umano.
Infatti questo passaggio intermedio sembra avergli giovato (al virus) visto che abbiamo sfiorato la pandemia (cioè quanto il 50% della popolazione viene colpito nel corso di 1-2 anni) e il contagio tra esseri umani è stato molto frequente. Ed ecco la seconda caratteristica dei virus, che oltra a poter mutare, possono anche ricombinarsi, creando nuovi ceppi e nuove varianti influenzali, in particolare se passano tra specie animali differenti.
Per questo siamo più spaventati dai virus che ci possono venir passati di diverse specie animali. Il virus, mutando e ricombinandosi, diventa più resistente e più aggressivo. Questa caratteristica si chiama “shift antigenico ” ed avviene mediante la ricombinazione di virus aviari e umani oppure attraverso il salto di specie di ceppi aviari che vanno a infettare direttamente l’uomo.
Vi sono quindi buone ragioni per stare in guardia, ma il panico è probabilmente immotivato, visto che alla resa dei conti l’influenza suina non ha contagiato un numero di persone superiore alle classiche influenze stagionali, né ha causato un maggior numero di decessi. Come per le influenze stagionali, però, i virologi sono al lavoro per decifrare la sequenza genomica del virus, per poter rendere disponbile il vaccino. È anche possibile seguire on-line gli avanzamenti fatti in questo senso tramite il portale pub-med , il principale portale di medicina al mondo.
Come spesso accade, i media tendono a gonfiare eccessivamente gli eventi, magari cercando il sensazionalismo piuttosto che fornire vera informazione. Resta il fatto che purtroppo nello studio della virologia c’è poco spazio per teorie di complotti e manovre da parte di società farmaceutiche, perché i virus sembrano essere veramente bravi a difendersi da soli. A noi, oltre che seguire le classiche norme di igiene, non ci resta che passare il tempo giocando coi videogames liberamente ispirati all’ “influenza suina” !