La storia della Commodore è popolata da alcuni blockbuster ed una serie di sistemi ignoti ai più, vuoi perché venduti esclusivamente su mercati molto lontani, vuoi per scarse performance di vendita che ne hanno decretato il prematuro ritiro, vuoi per non essere mai usciti dallo stadio prototipale a causa di problemi relativi alla progettazione stessa e/o al mercato.
A quest’ultima categoria appartiene il Commodore 65, un prodotto ideato non per rimpiazzare il Commodore 64 (che nei primissimi anni ’90, a 8 anni dal lancio, godeva ancora di un’ottima popolarità), ma per ereditarne l’ecosistema software ed accompagnarlo verso un’evoluzione progressiva, senza brusche interruzioni di continuità.
In questo nuovo venerdì dedicato ai cultori dell’ancien régime tecnologico, andremo quindi a sviscerare, con una tazza di caffè fumante rigorosamente vicino alla tastiera, un sistema che nella storia Commodore rappresenta un passo falso, l’ultimo prima del baratro, ma che nondimeno offre spunti d’interesse sia sul versante tecnologico che su quello storico.
Iniziamo parlando di tempistica: una ricognizione dei dati disponibili in rete ci consente di fissare nel 1990-91 il periodo di sviluppo del C65. C65 è dunque un prodotto destinato ad affiancare l’astro nascente Amiga, che con la versione 500 del 1987 ha raggiunto risultati di vendita interessanti ed è universalmente riconosciuto come “king of the hill” in tema di design hardware e potenza elaborativa.
La scelta alquanto controversa di proseguire sul binario dell’evoluzione del 64, in piena epoca Amiga, risponde alla volontà di cavalcare la straordinaria popolarità della piattaforma 8bit della Commodore, in termini di numero di sviluppatori coinvolti, software disponibile, perdurante interesse del mercato (il Commodore 64 sarà ritirato dalla produzione solo nel 1994, 12 anni dopo la sua introduzione). Vediamo in che modo.
Il sistema, nelle intenzioni dei progettisti e del marketing Commodore, dovrebbe dunque essere posizionato al di sotto dell’Amiga: un prodotto destinato a quella fetta dell’ampio pubblico fidelizzato dalla piattaforma C64, che non ha intenzione di allocare il budget necessario per una più costosa macchina a 16bit.
Questo posizionamento pone un immediato problema di compatibilità, spiegato nel 1991 da Fred Bowen, Senior Engineer di Commodore, in questi termini:
“L’obiettivo del C65 è quello di modernizzare e rivitalizzare il decennale mercato del C64, avvantaggiandosi della base di software disponibile. Per raggiungere quest’obiettivo, il C64 offrirà una modalità C64, con un ragionevole livello di compatibilità software e un discreto livello di compatibilità con l’hardware add-on e le periferiche del 64. La compatibilità può essere sacrificata quando ostacola l’innalzamento della funzionalità e dell’espandibilità, allo stesso modo in cui il 64 ha sacrificato la compatibilità con il VIC-20”
Piccolo problema: nel 1982, ai tempi del debutto, il C64 ereditava la corona di ammiraglio della gamma consumer e non andava, come avrebbe dovuto il C65, a inserirsi a metà strada fra il top di gamma (l’Amiga) e l’entry level (il C64).
Osserviamo più da vicino le caratteristiche tecniche del C65 per esplorare il reale peso del problema della compatibilità. L’hardware del C65 ruota attorno alla CPU CSG 4510, disegnata da Victor Andrade (successivamente divenuto designer del K7 di AMD) operante a una velocità di 3,5 Mhz. Il comparto grafico vede impiegato un chip con specifiche completamente rinnovate rispetto al VIC-II del C64: il VIC-III, capace di visualizzare risoluzioni e numero di colori sufficienti a porlo in lizza con lo stesso Amiga. Il comparto audio è affidato a due chip SID analoghi a quello che equipaggia il C64 mentre per la memorizzazione di massa è integrato nell’unità centrale un lettore floppy 1581.
A questo punto è chiaro che la filosofia progettuale del C65 è estremamente differente da quella del Commodore 128, un sistema lanciato nel 1985 con l’obiettivo di accompagnare l’evoluzione della piattaforma 8bit di casa verso maggiori prestazioni (e maggiori guadagni per la Commodore). La strategia seguita dal 128 (ritirato, dopo scarse vendite, nel 1989) prevede infatti l’integrazione due sottosistemi a compartimenti stagni, uno composto dall’hardware C64 (ivi compresa una CPU derivata dal 6502 e compatibile col 6510 del C64) e uno basato sullo Z80 di Zilog, per la compatibilità col parco software professionale funzionante su CP/M.
La risultante delle forti innovazioni hardware del C65 al contrario – innovazioni in senso evolutivo rispetto alla piattaforma C64 – rendono la compatibilità con il plurititolato campione di vendite C64 piuttosto aleatoria, da cui discende un problema non secondario per il mercato potenziale del sistema: come convincere l’utenza con poco budget e alla ricerca di compatibilità col parco SW 8bit, a preferire un sistema totalmente nuovo al collaudatissimo 64 (che nei primi anni ’90 aveva raggiunto prezzi irrisori)?
Ma soprattutto, ipotizzando anche un’uscita del C65 nel 1991, come collocarlo a fianco dell’entry level della piattaforma Amiga, giunto ormai a prezzi competitivi?
In conseguenza delle considerazioni fatte in precedenza, e del ritardo con cui lo sviluppo della piattaforma inizia e procede, e di alcuni problemi tecnici col VIC-III, il Commodore 65 si trasforma in un flop annunciato ed Irving Gould nel 1991 lo cancella dalla roadmap aziendale.
La storia del C65 però continua: pochi anni dopo infatti, in occasione della bancarotta del 1994, numerosi prototipi di C65 vengono raccolti dalla pletora di sciacalli che si avventano sul cadavere della un tempo gloriosa Commodore. Messi sul mercato collezionistico, raggiungono presto valutazioni elevate.
Oggi il C65 rappresenta il Santo Graal del collezionismo Commodore e di sistemi 8bit in generale, introvabile e con valutazioni da capogiro. Passerà, o meglio è già passato, alla storia storia per essere il vero canto del cigno degli home computer a 8bit, il sistema che forse più di ogni altro si è avvicinato come prestazioni all’olimpo delle macchine a 16bit.