Con l’odierno post della rubrica Videodrome – ai confini del video, andremo a vedere una particolare tecnologia digitale per la gestione di effetti speciali: la Dykstraflex.
La Dykstraflex è un intricato apparto per manovrare e far funzionare in remoto un certo numero di macchine da presa, sviluppato alcuni anni fa dal popolare espero di effetti speciali John Dykstra (da cui il nome). In poche parole: una cinepresa (ma non solo) specificatamente creata per poter realizzare complessi effetti speciali di ripresa in Star Wars di Lucas.
Usando come base una relativamente vecchia VistaVision, per l’alta risoluzione dell’immagine, John ha ideato alla fine degli anni ’70 un sistema totalmente controllato digitalmente che permette movimenti su 7 assi di ripresa nello spazio, oltre al motor drive e al controllo dell’otturatore. Praticamente, un sistema che permette di duplicare un determinato movimento di camera tante volte quante necessarie per una ripresa (e potenzialmente all’infinito). Il VistaVision è una variante panoramica del formato cinematografico a 35 mm, introdotto nel 1954 dalla Paramount come alternativa al CinemaScope; un sistema che si basa sull’uso di negativi a maggior potere risolvente. Il VistaVision venne perciò usato sin da subito da John per questa sua caratteristica fondamentale: avere più superficie disponibile e minor deterioramento, elemento questo ultimo non secondario vista la necessità di realizzare un gran numero di stampe successive per le scene in animazione a più livelli (multi-layer).
VistaVision:
Mettere in pratica quello che Lucas aveva solamente immaginato nella sua mente. Come John Dykstra tende spesso a sottolineare, al progetto di sviluppo di questo sistema hanno partecipato anche tutti i suoi miglior amici, tra tutti ricordiamo: Alvah J. Miller e Jerry Jeffress. Un gruppo di amici che appartenevano alla Industrial Light and Magic (ILM), sezione effetti speciali ed animazioni, riuniti insieme per risolvere determinate problematiche. Il budget era decisamente ridotto; girano molte leggende che ritraggono le stanze della ILM come dei sottoscala malandati, arredati con divani sfondati. Il fatto è che bisognava ripensare totalmente le animazioni fatte fino a quel momento con i soliti, qualitativamente ormai scadenti, modellini.
Un nuovo modo di “guidare” le navicelle spaziali che poteva essere realizzato, secondo John ed i suo team, solamente modificando, come già detto, la VistaVision (usata solamente in pubblicità fino a quel momento) in modo da poterla controllare elettronicamente. Dopo 6 mesi di incredibile lavoro, questo gruppo di amici produsse la DykstraFlex, che ricreava esattamente movimenti di camera fotogramma per fotogramma, permettendo così di rendere più fluidi i movimenti spaziali. Una macchina da presa comandata elettronicamente in grado di ripetere all’infinito e con estrema precisione, sempre gli stessi movimenti di macchina (ad esempio, ripetere più volte una panoramica che inizia e finisce sempre ed esattamente negli stessi punti e sempre alla stessa velocità).
Un sistema che, come lo stesso creatore dichiara, deve essere immaginato come un informe “fascio di cavi”. Nessuna CPU, solamente logica TTL a controllo numerico. A questo sistema, usato non solamente per girare Star Wars ma anche per produzioni successive, venne in seguito affiancato un “vero” personal computer, cosa che avvenne solamente quando la Apple decise di lanciarne uno proprio sul mercato; cioè: due o tre anni dopo Guerre Stellari.
La Dykstraflex:
Fino all’avvento della Dykstraflex nel campo dell’effettistica speciale cinematografica si usava quasi esclusivamente la celebre tecnica dello “stop motion”: inserire un modello nella scena e spostarlo con un movimento fotogramma-dopo-fotogramma, come si usava fare per i cartoni animati. Oppure, con l’uso della fotocomposizione ottica, che permette di combinare varie riprese per arrivare a quella finale combinando insieme riprese in esterno e in studio. La Dykstraflex serviva appunto per velocizzare queste laboriose operazioni.
Citando www.guerrestellari.net:
Le nuove attrezzature furono utilizzate per la complicata sequenza della battaglia sulla neve di Hoth degli Imperial Walkers, una specie di quadrupedi meccanici inventati da Jon Berg: sono modelli in scala ridotta mossi in un set ricostruito con fondali in matte paintings completi di nuvole, cielo e icebergs, e un campo di battaglia di neve artificiale. Per non rovinare il “manto nevoso”, gli animatori hanno dovuto manovrare i modelli dall’alto per mezzo di imbragature, o uscendo da botole create apposta sul piano del set in miniatura, perché comunque, anche se con nuove tecnologie, tutta la scena è stata girata in “stop motion”. Per rendere verosimili i modelli, bisognava dar loro dei movimenti che ne rendessero credibili le dimensioni e il relativo peso. Per questo gli animatori ponevano dei punti di riferimento in mezzo alla neve, in modo da non muovere troppo, fotogramma dopo fotogramma, i modelli; al movimento successivo, premevano le dita sulle neve, in modo che sembrasse effettivamente che un oggetto molto pesante (gli Imperial Walker, appunto) ci avessero “marciato” sopra.
Da sottolineare inoltre, come la Dykstraflex, permise a Dykstra di vincere due Oscar nel lontano 1978: uno per gli effetti speciali ed un altro per l’invenzione di questo sistema computerizzato per il controllo dei movimenti di macchina.
Guerre Stellari è stato, in assoluto, il primo film ad usare videocamere comandate da computer.