Lanciato a metà di maggio al pubblico, Wolfram Alpha è un motore di ricerca di nuova concezione, la cui innovazione consiste nel fornire risposte “finite” tramite l’accesso e l’elaborazione di dati strutturati, piuttosto che offrire collegamenti a pagine web potenzialmente pertinenti con le keyword inserite. Per questo motivo viene definito “answer engine”: in termini pratici, l’inserimento di una chiave di ricerca come ibm market cap restituisce non un elenco di siti finanziari potenzialmente contenenti le informazioni richieste, ma una quotazione inserita nel corpo della pagina, corredata da grafici, cambio nella valuta locale e altri dati di contorno.
Il cambio di paradigma è netto rispetto al modello dei motori di ricerca tradizionali, e sembra nascere per dare attuazione alla tesi propugnata da Tim Berners Lee in più occasioni negli ultimi mesi: alla rete servono dati grezzi, da utilizzare ed aggregare indipendentemente dal contesto.
Una visione, quella di Berners Lee, assolutamente interessante, ma che possiede alcune implicazioni “filosofiche” che proprio Wolfram Alpha porta alla luce.
L’obiettivo di WA è quello di rendere immediatamente disponibili e fruibili le informazioni richieste, con il minimo sforzo da parte dell’utente. Questo minimo sforzo tuttavia esautora l’utente dalla scelta delle fonti per lui più attendibili e in generale rende opaco il ruolo delle fonti, su cui si basa la ricerca nel senso più serio del termine.
Un’operazione del genere, particolarmente nel caso in cui si ricerchino informazioni controverse o non “esatte” – come di frequente accade nella ricerca scientifica – mostra i suoi limiti a meno che, ed è qui che il potenziale di Wolfram Alpha potrebbe venir fuori, le sue metodologie non vengano rese trasparenti a un punto tale da renderlo una fonte accreditata per la ricerca scientifica.
La strada che porta a questo risultato è tuttavia irta di ostacoli. Pur dando per scontata la fiducia dei ricercatori scientifici nello strumento, da un lato il suo potenziale è fortemente limitato dall’inaccessibilità via web, in modo gratuito, parziale e non, di un volume non quantificabile ma certamente importante di testi scientifici.
Dall’altro, come rileva ArsTechnica, WA nella sua attuale incarnazione non offre un livello di precisione sufficiente per giustificarne un impiego scientifico; la sua capacità di offrire informazione validata, elaborata e strutturata richiede inoltre tempo umano: un fattore che potrebbe non scalare alla stessa velocità con cui cresce il volume d’informazioni accessibile via Internet.