I superstiti del mercato dell’auto stanno preparando una rivoluzione “ecologica”, nell’accezione che questo termine può assumere soltanto nella mente di un copywriter naturalmente. Al di là dell’attuale situazione economica mondiale, se l’allarme sul riscaldamento globale e l’aria appestata dei centri urbani non fermano gli acquirenti, ci pensano i governi e i costi di estrazione del petrolio a far cambiare i gusti in fatto di auto. Così il mercato in questi mesi dà segnali che soltanto un anno fa sembravano lontani qualche decade ancora.
La domanda di auto più efficienti (o presunte tali) oltre che spingere le case costruttrici a sviluppare nuovi motori e piattaforme che abbiano come direttive il downsizing e la trazione elettrica o ibrida, si ritrovano a dover riorganizzare l’offerta presente per far fronte alle richieste. L’ibrida di casa Honda, la Insight, sta godendo di un’impennata di vendite in tutto il mondo, ma in Giappone si piazza al primo posto assoluto nella classifica delle auto più vendute.
Il gruppo Fiat, che tra l’altro continua a guadagnare quote di mercato in Europa tallonando ormai il terzo posto di Ford nella classifica dei costruttori, sta preparando in fretta e furia gli adattamenti tecnici ai propri modelli, necessari per soddisfare le normative del mercato americano. Fino a qualche mese fa, i piani prevedevano il debutto negli USA con l’erede dell’Alfa Romero 159, invece il primo modello ad essere esportato potrebbe essere la Fiat Panda.
La piccola utilitaria italo-polacca dovrebbe arrivare sul mercato americano nel 2011 soltanto nella versione 4×4 e commercializzata con il nome di Jeep Phoenix. Sembra uno scherzo, visti consumi e dimensioni a cui ci ha abituato il marchio americano specializzato in suv e fuoristrada, ma l’ipotesi apparirà senz’altro più realistica alla luce di alcune considerazioni.
Le proporzioni dell’auto, unite alla qualità della trasmissione integrale sviluppata e costruita in Giappone, rendono la piccola 4×4 uno dei migliori mezzi da fuoristrada in circolazione (e non è una mia opinione personale), perciò da un punto di vista puramente tecnico e prestazionale non farebbe affatto sfigurare il marchio statunitense.
Inoltre la Panda non si troverebbe ad essere una nota stonata in un mercato di pachidermi.
Il Nord America si prepara ad accogliere un’invasione di auto di piccole dimensioni provenienti dal mercato europeo, Giapponese e orientale, come una delle possibili soluzioni alla crisi del settore.
Ford ha già annunciato l’imminente (e storico) inizio della commercializzazione anche negli USA della Fiesta, nonché di valutare anche l’approdo oltre oceano della Kà, eventualmente prodotta in uno stabilimento Chrysler sulle stesse linee da cui sicuramente usciranno le Fiat Panda e 500, con cui la Kà, torno a ricordare, condivide gran parte della meccanica e della componentistica, oltre che le linee di assemblaggio nello stabilimento di Tychy.
General Motors aveva presentato all’ultimo salone di Detroit alcuni prototipi marcianti e pressoché pronti alla produzione in serie basati su meccaniche sviluppate dalle divisioni europea e asiatica del colosso, ma dopo la bancarotta e la cessione ormai quasi certa di Opel non è dato sapere che fine faranno tra i piani di riorganizzazione dell’azienda.