Dopo una intensa scorpacciata “pythonica” eccoci ritrovati nel nostro appuntamento settimanale a parlare di videogiochi e retrogaming.
Nel nostro percorso finora tracciato Sega è ovviamente uno degli attori principali, ancor più rimpianto se consideriamo il ruolo con il quale la dirigenza nipponica si è trovata (non solo e non tanto per fattori esterni) a convivere dopo l’insuccesso maturato con il Dreamcast.
Nella prima metà degli anni ’90, a causa della presenza di un gran numero di società competitor nell’industry, c’è stato un incredibile fiorire di piattaforme e di nuovi approcci, grazie anche all’evoluzione delle tecnologie fino a quel momento utilizzate.
La ricerca della multimedialità con l’adozione delle prime unità ottiche (3DO, Amiga CD32, Philips CD-I, Sega Mega CD), l’avvento dei 32 bit, il tentativo di trasformare l’hype della realtà virtuale in prodotti commerciali (Nintendo Virtual Boy e Sega VR).
Tra le varie strade percorse e la ricerca di un certo livello di diversificazione dei mercati, si inserisce la progettazione di dispositivi pensati in modo particolare ad un pubblico infantile.
Finora abbiamo analizzato solo il caso del Playdia; quest’oggi parleremo del Pico, la macchina che era stata definita come “The toy that thinks it’s a computer“.
Ci troviamo dunque nella quinta generazione e Sega decide di entrare nel segmento dell’educational entertainment con questo nuovo prodotto, il Pico appunto.
Dalle immagini del Logo e dello chassis si intuisce subito come il target fosse quello dei bambini (fino ad un range massimo di 8-9 anni circa).
I colori sgargianti, la chiusura a valigetta comoda da trasportare anche per le piccole mani paffute di uno scolaretto delle elementari (o primary school a seconda del sistema educativo a cui vogliamo fare riferimento).
L’aspetto a prima vista ricorda quello dei laptop ma come interfaccia (decisamente più intuitiva ed adatta a quel tipo di utenza) è stata scelta una tavoletta con lo “stylus”, dal nome Magic Pen, tipico dei dispositivi utilizzati per i programmi di disegno e grafica soprattutto pubblicitaria.
A guidare il bambino nelle fasi di apprendimento e facilitarlo nell’utilizzo venne predisposto anche un classico controllo con croce direzionale, presente come si può vedere sulla sinistra della console.
Il parco applicativo del Pico era sintetizzato con la parola Storyware; le cartucce, abbastanza simili come forma e dimensione a quelle delle altre console avevano il particolare di essere confezionate come dei veri e propri libri sfogliabili: nel momento in cui veniva girata una pagina sullo schermo della televisione cambiava l’immagine e l’effetto di questa azione era accompagnato da musiche e suoni di sottofondo.
Possiamo inoltre elencare le caratteristiche tecniche principali di questo prodotto:
- CPU: Motorola 68000 (utilizzata in altre console quali il Mega Drive e Master System)
- RAM: 64KB ed altri 64 dedicati al comparto video
- Video: 315-5313 VDP
- Audio: TI SN76489 PSG
- Supporto: Storyware, cartuccia di capacità variabili
- Periferiche di Input: stylus pen e croce direzionale
Lettura, memorizzazione, piccoli problemi, capacità di calcolo e di riconoscimento delle figure e colori erano alcune delle attività previste e sviluppate con la console Sega, anticipando in qualche modo il trend cavalcato a piene mani dalla Nintendo con il DS.
Nonostante il costo di lancio di 139$ ed il prezzo per cartuccia che variava dai 29 ai 39$, il Pico ha venduto quasi 4 milioni di unità ed in Giappone tutt’oggi viene sviluppato software ad hoc.
Merito va alla presenza di grossi calibri come l’immancabile Sonic ed alcuni personaggi del panorama Disney come il Re Leone e Mickey Mouse.
Piuttosto difficile da trovare nei vari canali battuti dai collezionisti di cimeli retrogaming non raggiunge tuttavia cifre astronomiche (a causa della tipologia di console) assestandosi circa sui 50 Euro a seconda di condizioni e packaging offerto.
Nel 2005 Sega Toys ha sfruttato il progetto cercando di aggiornarlo ma purtroppo, per probabili ragioni di licensing, non offrendo alcun tipo di retrocompatibilità con la precedente piattaforma.
L’Advanced Pico Beena chiamato anche solo Beena può essere utilizzato senza uno schermo TV e consente una sorta di attività multiplayer con l’utilizzo di una seconda penna o del doppio direzionale (posti agli estremi dello chassis).
Con la pervasività di strumenti tecnologico-informatici, nonostante non si potesse prevedere un successo globale, sono apprezzabili i tentativi di semplificare la vita ai più piccoli fornendo strumenti per apprendere divertendosi.
Anche se, lasciatemelo dire, i Lego sono tutta un’altra cosa :)