L’editoria ed i quotidiani in particolare non attraversavano un periodo di prosperità già prima dell’acuirsi della crisi economica, e negli ultimi mesi le cose non sono certo migliorate.
Molti importanti quotidiani, non considerano più una assurdità l’ipotesi di interrompere le stampe e continuare la propria attività solo online.Come racconta Brian Solis in un articolo su TechCrunch, la domanda giusta da porsi non è se valga la pena salvare il giornalismo tout court, ma piuttosto se sia possibile salvare il buon giornalismo.Analizzando la situazione negli Stati Uniti Solis fa notare come ci siano centinaia di quotidiani, ma come solo pochi di essi propongano un giornalismo di qualità, mentre la maggiornaza di essi si limitino a rielaborare notizie prese altrove.Nella suo articolo Solis individua proprio nel sistema dei media sociali la possibile risposta alla crisi dell’editoria.
Si rende necessario, naturalmente un cambiamento del modello organizzativo del giornalismo, che dovrebbe provenire proprio dai giornalisti più bravi, vivaci, e dinamici, capaci di sfruttare il web per creare un rapporto diretto con i lettori, interagendo con loro.Insomma il cosiddetto personal randing, applicato all’ambito giornalistico.
Ovvero gestire la propria presenza ed attività online come se fosse quella di una piccola community, usando anche strumenti di microblogging come Twitter, o di Social Networking come Facebook, per interagire con i propri lettori.Solis cita alcuni casi di giornalisti USA che già lo stanno facendo con successo.
In Italia mi vengono in mente Luca De Biase e Gilioli forse due eccezioni, due casi anomali che non fanno statistica, ma chiaramente la situazione dei media è diversa rispetto agli Stati Uniti.E’ diversa anche la cultura, probabilmente molto più orientata all’individualismo e all’iniziativa personale lì che qui, condizione imprescindibile affinché possano verificarsi le previsioni di Solis.
E’ dunque questo il futuro del giornalismo, una rivoluzione che passa per Internet, o siamo solo di fronte a previsioni catastrofiche dettate dalle difficoltà economiche, e basterà tenere duro per un po’ e tutto si risolverà lasciando le cose immutate?Auguriamoci che se solo una parte del giornalismo si debba salvare, che sia almeno quello buono, indipendente, coraggioso, curioso e non asservito, perché di tutto il resto si può fare tranquillamente a meno.[photo credit: Joe M500 ]PS: una ricerca che approfondisce il futuro del giornalismo è stata recentemente svolta dalla World Assotiation of Newspapers e riportata da Il Giornalaio.