Il 9 gennaio scorso fa chiudevo un post dedicato all’analisi delle prospettive del segmento netbook dicendo:
Un problema [i bassi margini su Atom – ndr] che d’altro canto potrebbe indurla [Intel – ndr] a ipotizzare un ingresso di una versione entry level di Centrino – ribattezzato all’uopo “Atom2″ – nei netbook, magari con la scusa di Vista.
Non si chiama Atom2, ha dettagli architetturali che sono ancora da approfondire, ma “l’anello mancante” è arrivato, e ha un nome che in italiano non suona benissimo: CULV (Consumer Ultra Low Voltage).
La nuova linea di CPU Intel, cuore di una nuova fascia di sistemi ultraportatili da € 600/700 e più, è mirata esattamente a risolvere l’impasse generata da Atom, ossia fornire agli utenti un buon motivo per spendere qualche centinaio di Euro in più rispetto al costo di un netbook, incrementando così i margini del colosso di Santa Clara e quelli degli OEM.
La “value proposition” dei sistemi basati su CULV è rappresentata da una potenza di calcolo nettamente superiore a quella di Atom, abbinata a un consumo energetico basso abbastanza da consentire ai prodotti finiti, di eguagliare o quasi l’autonomia di un netbook. Gli OEM faranno il resto, integrando questa CPU – già se ne vedono ottimi esempi – in sistemi più curati dal punto di vista estetico.
CULV nella strategia di Intel rappresenta un modo per focalizzare l’attenzione del pubblico su prodotti a più alto valore aggiunto, laddove i netbook superaccessoriati promettevano maggiori margini sì, ma non per Intel.
Pur nell’imminenza del lancio di Windows 7, il surplus di potenza di CULV rispetto ad Atom, risolve anche l’annoso problema che per Microsoft è la longevità di XP: la diffusione di massa del processor ULV a basso costo, potrà decretarne progressivamente la fine, essendo gli ultraportatili su di esso basati, in grado di far girare Vista e 7 senza problemi.
Appurata la ratio di Intel, e la convenienza di Microsoft, cosa cambierà sul fronte netbook con CULV?
Semplice: con CULV finisce la caotica corsa al rialzo delle feature dei netbook basati su Atom. Si torna, se non agli ultraportatili di qualche anno fa – rispetto ai quali i sistemi CULV sono del tutto analoghi, salvo che costano meno di un terzo – a spingere prodotti più completi come performance e feature, di un netbook, a quasi parità di autonomia, con schermo e tastiera più grandi, e a prezzi diversi. Il netbook torna a rappresentare l’entry level assoluto e, chi si aspetta di vederlo crescere come potenza di calcolo, feature e accessori, a parità o quasi di prezzo, resterà forse deluso.
D’altro canto CULV rappresenta forse l’ultimo chiodo sulla bara dei portatili da 15.4″ di primo prezzo – oggetti ingombranti, pesanti e con poca autonomia – che a questo punto perdono altre ragioni di esistere, se mai ce le hanno avute.
Tornando ai netbook, potremmo osservarne non solo uno stallo, ma un’evoluzione: la migrazione del formato, verso modelli molto diversi da quelli a cui siamo abituati, in cui l’interfaccia touch (oltre alle CPU ARM, Android e magari Apple), potrebbero giocare un ruolo centrale. Si tratterà in questo caso, ed è quel che più interessa ad Intel, di un segmento di prodotti completamente diverso e non sovrapponibile con quello degli ultraportatili basati su CULV: più simile all’estensione di uno smartphone che non alla contrazione di un notebook.
Nei mesi successivi avremo dunque modo di osservare se il mercato darà o meno ragione a questa nuova strategia, ma col budget marketing a disposizione di Intel, una mezza idea io già ce l’ho.