Dalla settimana scorsa poteva aspettarvi che nell’appuntamento odierno ci saremmo occupati di videogiochi per quanto riguarda la parte software, anche perché l’avevo anticipato esplicitamente.
Ma invece di continuare nel nostro percorso di ricostruzione storica degli anni ’80-inizio ’90 facciamo un consistente balzo in avanti.
Usciamo dagli indimenticabili scontri della quarta e quinta generazione per tuffarci nel racconto di uno dei titoli e delle saghe più affascinanti di sempre ospitate sulla console forse più rimpianta di tutti i tempi.
Shenmue compare nei negozi il 29 dicembre 1999, il resto è un misto di storia e leggenda.
“He shall appear from a far Eastern land across the sea. A young man who has yet to know his potential. This potential is a power that can either destroy him, or realize his will. His courage shall determine his fate.“
Questo il prologo altisonante della storia di Ryo Hazuki il protagonista nelle vostre mani di giocatori.
Il primo capitolo è ambientato nel 1986, quando Ryo diventato maggiorenne si troverà ad indagare la morte di sua padre.
Tutto comincia con l’idea di Yu Suzuki, nome a voi senz’altro familiare perché alter ego per importanza alla figura di Shigeru Miyamoto, capo di molteplici progetti di successo all’interno di Sega of Japan.
Dopo aver riportato in auge la serie Hang On (celebre coin-op di corse motociclistiche) e reinventato il genere beat’em up con Virtua Fighter, stava inseguendo un sogno: quello di poter controllare un personaggio durante tutto il suo ciclo di attività quotidiane, proponendo un livello di interazione che cambiasse a seconda delle condizioni dell’ambiente circostante. L’elemento di novità però era rappresentato dal fatto che il mondo in qualche modo si evolveva seguendo un suo corso apparentemente non predeterminato e distaccato dal protagonista della storia.
L’acronimo coniato dallo stesso Yuzuki per descrivere questo insieme di caratteristiche è FREE (Full Reactive Eyes Entertainment), una parola non casuale e che lascia facilmente intendere come il fulcro sia la libertà di azione e l’immersione che ne deriva.
Un progetto ambizioso dunque che muove i primi passi con Virtua Fighter RPG, sviluppato sempre dal team AM2 (responsabile dei vari Sega Rally, Daytona e via discorrendo). Da questa serie verrà utilizzato Akira, personaggio poi utilizzato per plasmare le forme di Ryo Hazuki.
La fine prematura del Saturn costringerà Sega a rivedere i propri piani, trasportando il nucleo narrativo e di sviluppo sulla generazione seguente di console, ovvero il Dreamcast che avrebbe anche consentito di superare i limiti computazionali troppo condizionanti della macchina successiva al Mega Drive.
Siamo nel 1997, un anno in cui appare chiaro all’industry che era necessario muoversi fortemente in avanti per offrire esperienze di gioco effettivamente diverse agli utenti.
A questo punto della vicenda il concept sperimentale prende il nome di Project Berkeley ed in breve tempo diventerà in qualche modo la bandiera ed il portatoce del potenziale a disposizione del futuro Dreamcast.
Cominciano a girare tech demo nelle varie esposizioni e fiere di videogiochi e la voce si diffonde molto rapidamente.
Il 28 novembre 1998 viene inserito un cd di presentazione all’interno di Virtua Fighter 3tb ed è effettivamente il primo contatto con un pubblico di non addetti ai lavori.
Il 1999 vedrà il rilascio prima della versione orchestrale/sinfonica del soundtrack utilizzato, il primo aprile, successivamente di What’s Shenmue, il 24 giugno, incluso anche nel secondo titolo della saga.
A fine anno finalmente il primo capitolo denominato “Yokosuka”, anche disponibile come Limited Edition e con bundle di tutto rispetto: 3 GD-Rom (il supporto utilizzato dal Dreamcast), ben 2 manuali, 1 Passport CD (per usufruire del servizio online Sega) ed un audio cd; quest’ultimo rappresentava l’unica vera differenza tra l’edizione normale e quella limitata.
Nel giro di un anno uscirà anche per le versioni EURO e USA, finendo per sfiorare la top 10 dei giochi più venduti per il DC con quasi un milione e 200 mila copie (e considerando i 10 milioni di unità complessive si tratta di un gran bel risultato).
La realizzazione tecnica è superba: pur offrendo un tipo di avventura tutto sommato lineare, dal punto di vista grafico utilizza per la prima volta un ciclo di sviluppo assolutamente paragonabile ed ispirato alla tradizione cinematografica, processo che porterà alla proiezione di un vero e proprio lungometraggio nelle sale giapponesi, denominato con non grande originalità “Shenmue The Movie”.
Il sonoro, affidato a Yuzo Koshiro (altro nome che abbiamo già incontrato nei nostri appuntamenti settimanali) ed è stata acclamata come una delle più avvincenti della storia dei videogiochi, non a caso protagonista di veri e propri concerti sinfonici.
Il gameplay è costituito da svariati mini-game e dialoghi in terza persona che fanno di Shenmue una vera e propria storia narrata attraverso suoni ed immagini computerizzate.
Il sistema QTE (Quick Time Event), ripreso da tutti gli action RPG più famosi degli ultimi anni (tra i quali il celeberrimo God of War) è il punto di forza e filo rosso delle azioni del nostro protagonista.
Nel susseguirsi delle sequenze viene richiesta la pressione di un pulsante che determina l’esito delle azioni i quali possono però sfociare anche in combattimenti liberi; viene fatto un uso di molteplici arti marziali come nella tradizione Virtua Fighter e durante il gioco Ryo dovrà affrontare svariati stili di lotta.
Un altro elemento molto importante è costituito dal sistema meteorologico incorporato nel gioco e che prende il nome di Magic Weather System, responsabile in gran parte del realismo e di quella sensazione di imprevedibilità dell’ambiente circostante.
Pur dividendo fan e critica Shenmue ha raggiunto presso molti addetti ai lavori l’apice di gradimento ottenendo in alcuni casi il massimo voto disponibile nelle scale di valori utilizzate per le recensioni.
In questi casi è difficile superarsi ma Shenmue II probabilmente è un raro caso di eccezione che conferma la regola.
Vedremo in una delle prossime puntate l’evoluzione di una delle saghe più apprezzate e tuttora rimaste incomplete.
Per coloro che non hanno potuto apprezzare e toccare con mano ecco a voi l’intro.