La guerra tra informazione online e la carta stampata ha molte facce, ma qui su Appunti Digitali abbiamo fin’ora trascurato uno degli aspetti fondamentali: il confronto sul piano dell’impatto ambientale.
L’argomento è infinitamente ampio e spazia dall’energia necessaria al funzionamento di entrambi i sistemi fino all’impatto ambientale per la realizzazione dei supporti che portano le notizie fino a noi.
Di certo il vecchio e semplicistico luogo comune per cui l’informazione online è ecologica perché non taglia alberi possiamo tranquillamente dimenticarlo.
Tom Zeller, del New York Times ha cercato di fornire una sintesi quella che è una risposta, se pur non completamente esaustiva, interessante e illuminante.
L’articolo fa riferimento ad uno studio realizzato nel 2007 dal KTH Center for Sustainable Communications (in Svezia possono permettersi anche queste cose) che studia l’emissione di CO2 nella fruizione dell’informazione. In verità più che dare delle certezze fa capire la complessità di questioni simili: pur trattandosi di un solo aspetto tra tutti quelli che insieme formano l’impronta ecologica dell’informazione è composto da moltissime variabili.
Nello studio sono state considerate le emissioni scaturite dalla distribuzione, dal lavoro redazionale, dalla produzione e stampa della carta e dalla realizzazione dei mezzi elettronici per la fruizione online dei contenuti.
Il calcolo non è semplice poiché esistono client elettronici che permettono la consultazione di notizie online con caratteristiche molto diverse e vi è anche una questione geografica.
La fruizione online attraverso un notebook in Svezia ha un impatto minore in termini di emissioni rispetto alla carta se la consultazione non supera i 30 minuti giornalieri, ma chiaramente l’ago della bilancia si sposta se viene utilizzato un desktop o un ebook reader. La Svezia però produce due terzi dell’energia utilizzata da nucleare e idroelettrico, in un Paese in cui l’energia da combustibile è predominante l’impatto della fruizione online si fa decisamente più pesante migliorando la posizione della vecchia carta.
In ogni caso, indipendentemente dalle questioni ambientali l’informazione online cresce, per gli evidenti vantaggi in termini di tempestività di aggiornamento e per via dell’impegno economico che la carta stampata richiede, che diventa poi ancora più rilevante per via del calo delle vendite conseguente al successo del web.
In Italia la carta stampata non se la passa tanto male, visto che i finanziamenti pubblici sono da sempre la norma e vengono assurdamente erogati in base al numero di copie stampate e non vendute: possono essere buttati direttamente al macero e fruttare comunque un bel po’ di soldi alla casa editrice. Ad esempio in tutta la mia vita non ho mai visto una copia de “Il Foglio” al di fuori delle rassegne stampa televisive, eppure il direttore gode, stando ad alcune inchieste svolte, dello stipendio più alto tra tutti i quotidiani italiani. È evidente che le idea di efficienza e di ecologia sono superate da altre priorità nel nostro Paese.
Ad ogni modo la carta è in crisi un po’ ovunque. Negli USA capita abbastanza frequentemente ormai di leggere online a proposito della chiusura di un quotidiano cartaceo, mentre in Francia si pensa a “iniezioni” di soldi straordinarie per salvare l’editoria tradizionale.
Tutti segni dei tempi che stanno cambiando e modificando la nostra vita e il mondo che abitiamo. Io per non sbagliare vi lascio con una famosa citazione di Kahlil Gibran, che sarà sempre attuale indipendentemente dalle vostre abitudini attuali e future:
“Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo. Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vuotaggine.”