Ne è passato di tempo da quando si è iniziato a scendere in piazza per difendere i propri diritti. A distanza di più di un secolo la protesta è ancora viva, ma va estendendosi – almeno in alcune nazioni – ad ambiti che fino a pochi anni fa, non avevano mai prodotto “scintille di sommossa”.
Nel terzo millennio per l’appunto, si scende in piazza anche per difendere i propri diritti in rete o per esprimere le proprie idee riguardo ad Internet e a tutto ciò che vi ruota attorno.
E’ il caso di Thepiratebay: dopo la condanna ad un anno di carcere ed ad un’ammenda di 905 mila dollari, nei confronti dei quattro fondatori del noto sito di file-sharing, dei cittadini svedesi si sono riuniti per protestare lungo le strade di Stoccolma. “Politicians have declared war on our entire generation,” ha dichiarato Rick Falkvinge, leader del Pirate Party, un partito politico svedese che come si può intuire dal nome stesso, difende il diritto di condividere file tra diversi utenti.
Quasi contemporaneamente, a Parigi, utenti insoddisfatti della nuova interfaccia grafica di Facebook, hanno inscenato una protesta sotto l’Arche de la Défense, sperando nel ritorno della vecchia versione del noto social network.
Come già accade per molti movimenti politici, Internet sta abbattendo le barriere virtuali anche per questioni interne al suo funzionamento: sarà interessante osservare negli anni se e come rete e protesta si compenetreranno e se davvero si potrà considerare verificata la tesi, sostenuta da molti esponenti di spicco del panorama web italiano, secondo cui Internet possa rappresentare un enorme moltiplicatore anche per la contestazione pacifica.