Sembra tramontata l’epoca delle utopie democratiche legate al voto elettronico. Tramontata in favore di un generalizzato ripensamento delle macchine per la votazione, da più parti accusate di essere progettualmente inadeguate a produrre risultati affidabili.
L’ultimo episodio di questa telenovela è rappresentato dalla causa intentata dallo Stato della California contro la Election Systems & Software, accusata di aver venduto consapevolmente numerose macchine prive delle necessarie certificazioni. Il risarcimento richiesto per danni ammonta a poco meno di 10 milioni di dollari, a cui si somma il rimborso totale del costo delle macchine, che vale ulteriori 5 milioni.
I più illustri precedenti di questo episodio, risalgono alle elezioni americane del 2004 quando, secondo numerose fonti , le macchine per il voto elettronico realizzate dalla Diebold – importante sponsor della campagna elettorale di G. W. Bush – totalizzarono in molte circoscrizioni, un numero di voti a favore del partito Repubblicano superiore al numero totale di iscritti alle liste elettorali.
“Chi vota non conta nulla, è chi conta i voti che decide” diceva Stalin, il quale si è però sempre guardato bene dal riempirsi la bocca con parole come “democrazia”.