Altro appuntamento con Videodrome – ai confini del video. Oggi parleremo di un documentario: Maria’s Story (1990, Monona Wali & Pamela Cohen, 53 min).
Maria’s Story, diretto da Manona Wali e Pamela Cohen, è il ritratto di una madre e moglie di 39 anni, leader del movimento di resistenza civile in El Salvador.
In forma di documentario, questo film, iniziato nel 1988 e realizzato in collaborazione con il CISPES (Committee In Solidarity with the People of El Salvador), è una biografia molto intima di Maria Serrano, guerrigliera in El Salvador. Le immagini seguono da vicino Maria, la sua famiglia e i suoi commilitoni attraverso l’orrore della vita quotidiana, la giungla e le colline; attraverso la lotta ed il sacrificio.
Nominato per il Grand Joury Prize all’edizione del 1991 del Sundance Film Festival, Maria’s Story non ha avuto una grande distribuzione cinematografica ed è stato trasmesso in America dalla PBS. Al di là dei contenuti indubbiamente molto forti, interessante è analizzare come il film sia stato prodotto da un punto di vista tecnico.
I due registi, dopo aver effettuato vari sopralluoghi e vari test tecnici, hanno seguito per mesi Maria all’interno del suo ambiente naturale; le riprese sono state interamente effettuate con una Sony Video8 camcorder, una videocamera che consente una discreta qualità video e che era appena stata introdotta, al momento dell’inizio delle riprese, sul mercato mondiale.
Infatti, qualche anno prima, durante uno dei vari test, i due registi si sono dovute confrontare con un problema cruciale; cercando di filmare con una 16mm, cinepresa che rappresentava lo standard per le riprese documentaristiche, Maria stessa aveva detto alle due registe: “con tutto quel equipaggiamento non potete muovervi velocemente, ci farete uccidere”. Come fare? Quale tipo di strumentazione usare per poter filmare in El Salvador in condizioni così estreme?
In quel periodo, per fortuna loro, nel mondo americano della documentaristica si era appena acceso un aspro dibattito sul Video 8 come alternativa concreta ed affidabile ai diffusi formati 16mm e Betacam Sp; un lungo dibattito che ha coinvolto attivamente a 360° case di produzione, distributori e registi.
Inoltre, per Maria’s Story, un altro problema era anche cercare di capire se la PBS, produttrice del film, avrebbe potuto accettare la bassa qualità del formato Video 8 per il broadcasting.
A tagliare la testa al toro e a risolvere finalmente il dilemma, ci ha pensato John Knoop, direttore della fotografia del progetto in El Salvador. John ha infatti deciso di usare, in maniera del tutto rivoluzionaria, la “appena messa sul mercato” Sony Video8 prosumer camera (professional/consumer), videocamera che presentava una combinazione di ottima qualità audio e discreta qualità video; inoltre, ha anche ideato dei particolari pannelli solari per poter ricaricare le batterie della camera stessa in qualsiasi condizione ambientale.
Le nuove Video 8 erano decisamente più, leggere, piccole e maneggevoli delle 16 mm, come la popolare Aaton LTR, però richiedevano un dispendio maggiore di energia elettrica e, dovendo girare in una giungla, il problema energetico diventava fondamentale.
Una volta tornati in El Salvador con il nuovo equipaggiamento Sony, Maria non ha opposto resistenza è ha acconsentito che la Troupe la seguisse attraverso le sue operazioni di guerriglia.
Il documentario, sicuramente molto importante da un punto di vista politico, è da considerarsi come il primo esempio di film girato in Video8 (anche a causa dell’impossibilità, come abbiamo visto, di girare con gli altri formati esistenti); Maria’s Story rappresenta perciò un punto nodale all’interno della storia della produzione video.
Il formato Video8 permette di avere, in un unico dispositivo di piccole dimensioni, sia la registrazione audio, sia la registrazione video.
Il documentario è stato recentemente distribuito anche in DVD.