Diciamoci la verità, gli adolescenti appassionati di sport e videogiochi sono nati con la camicia.
Da qualche anno infatti i titoli come PES, FIFA, Virtua Tennis offrono esperienze e livelli di complessità che si avvicinano molto alla reale rappresentazione di eventi e competizioni sportive.
Nintendo ed il Wiimote hanno da un’ulteriore spinta a questa evoluzione.
I tempi sono talmente cambiati che la Electronic Arts ha scelto l’italiano Andrea Bargnani come testimonial per la copertina di NBA Live 08 e 09; e negli anni ’90 chi avrebbe potuto pronosticare un italiano in cima alle scelte del draft NBA?
Ma non è sempre stato tutto rose e fiori. Gli appassionati di calcio, tennis, basket sanno perfettamente che il percorso è risultato lungo e non privo di difficoltà.
Uno dei titoli che ha contribuito a rompere gli schemi è stato proprio NBA Jam.
Dopo la parentesi odierna ed il ritorno dei Mega Drive nei negozi, rituffiamoci nel libro dei ricordi e torniamo a parlare di retrogaming.
E’ il 1993, un anno importante nella storia dei videogiochi.
Ci troviamo infatti in un periodo di transizioni che vede l’ingresso (o l’annuncio) sul mercato delle tecnologie che domineranno la scena fino alla fine del millennio.
Mentre infuria ancora la battaglia dei 16 bit tra Nintendo e SEGA, fanno la comparsa 3DO e Amiga CD 32, prime avvisaglie dell’arrivo della quinta generazione di console.
Midway Games, la software house che solo un anno primo aveva sconvolto il mondo con Mortal Kombat, rilascia NBA Jam.
Il successo è immediato ed il coin-op spopola, nonostante una sola partita richiedesse la spesa di uno o due dollari , diventando il gioco che ha fatto guadagnare di più in una sola sala giochi nell’arco di una settimana (ed il record è ancora in piedi).I produttori hardware non rimangono a guardare e le licenze si diffondono in gran fretta su tutte le piattaforme casalinghe più conosciute, dal Mega Drive al SNES, dal Game Boy al Game Gear. Un fenomeno come raramente se ne erano visti prima, sia in termini di diffusione che di tempistica.
Ma quali sono stati dunque i suoi punti di forza?
La scelta degli sviluppatori è stata chiara: puntare sulla dimensione arcade invece che sul tentativo di creare una simulazione di gioco, cosa piuttosto difficile ai tempi per le limitate capacità computazionali (richieste invece per riprodurre un ambiente in cui diversi elementi devono interagire tra loro secondo una logica e schemi tattici.
La scelta del titolo è esemplificativa. “Jam“, nello slang americano è diventato sinonimo di schiacciata, uno dei gesti più spettacolari dell’intero panorama sportivo e senz’altro quello più rappresentativo per quel che riguarda la pallacanestro. Ed è proprio la schiacciata
La seconda chiave è rappresentata dalla fusione di elementi provenienti dalla realtà del playground americano (come il due contro due e l’assenza di falli e tiri liberi) mescolati alle componenti tradizionali del palcoscenico NBA.
Il campo dove si muovono i giocatori è quello infatti tipico di un palazzetto americano, così come il pubblico e gli effetti sonori. I “duetti” eleggibili dall’utente sono rappresentanti del roster di ciascuna squadra ed i nomi sono assolutamente fedeli agli originali.
La tecnica utilizzata per quanto riguarda gli sprite ed animazioni è simile a quella utilizzata in Mortal Kombat: attraverso il motion capture sono stati catturati e digitalizzati alcuni movimenti di veri giocatori, per poi essere riprodotti durante lo svolgimento delle azioni di gioco.
Non possono essere nemmeno dimenticati gli easter egg ed i power up conseguiti con la segnatura di tre canestri consecutivi.
La natura irriverente del titolo, come la presenza di Bill Clinton tra i personaggi nascosti, arricchita da gesta che vanno oltre le capacità fisiologiche di una persona (le schiacciate alte 6-7 metri da terra per esempio) ha completato l’opera.
Anche le frasi prese direttamente dal gergo delle telecronache quali “He’s on fire” o “From downtown” nel caso del tiro da tre, hanno contribuito a rendere la NBA un fenomeno planetario ed NBA Jam, uno dei titoli più rappresentativi e rivoluzionari nella storia dei videogiochi.