Oggi all’interno della rubrica Videodrome – ai confini del video, parleremo di: Dolly.
Visto l’interesse suscitato, la settimana scorsa, con l’analisi della Steady-cam, con questo post andremo ad indagare un altro supporto per macchina da presa; supporto largamente utilizzato in campo cinematografico soprattutto da produzioni con budget elevati.
Il dolly non è nient’altro che un carrello. Un semplice carrello sul quale si può posizionare una cinepresa (o videocamera). Questo dispositivo, come è facile immaginare, serve a dare fluidità e stabilità alle immagini filmate sia lungo l’asse orizzontale sia, tramite la combinazione con altre apparecchiature, lungo l’asse verticale.
Può essere dotato di ruote gommate libere oppure, come accade se il terreno è sconnesso, viene posizionato su dei binari e trainato. La fase di montaggio di un dolly su binari, non è cosa semplice e richiede tempo a causa di peso ed ingombro dei vari componenti.
Oltre alla cinepresa può sostenere anche l’operatore ed altri dispositivi come il cavalletto o la gru “crane” (bilanciata, idraulica ecc.) che permette maggiore libertà nei movimenti di macchina nello spazio.
Ovviamente, è grazie al dolly (e non solo) che si possono realizzare le famose carrellate. Per effettuare la carrellata, è necessario muovere il carrello sul quale è posta la macchina da presa, seguendo un percorso prestabilito dal regista.
Nella storia del cinema, il primo film ad aver utilizzato una sorta di rudimentale dolly fu Cabiria (1914) del nostro Govanni pastrone; anche se, sembra, altre produzioni precedenti al 1914 avevano già sperimentato questo tipo di movimento conosciuto dai contemporanei come: “movimento Cabiria”.
Gli esempi filmici di “dolly-shot” sono ovviamente molti, ne riportiamo alcuni fondamentali:
- Famosa è la combinazione dolly-zoom utilizzata da Alfred Hitchcock (e successivamente largamente copiata) in “La donna che visse due volte” dove, mentre il dolly retrocede, l’operatore agisce con uno zoom-in creando così, come da titolo originale, una sensazione di vertigine:
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Un’altra scena popolarissima in dolly è la lunga apertura di “L’infernale Quinlan” di Orson Welles:
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Oppure la scena del traffico in “Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica” di Jean-Luc Godard:
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O l’apertura di Boogie Nights:
Il dolly viene largamente utilizzato in quasi tutte le grandi produzioni filmiche. Inoltre, viene attualmente usato anche in altri campi diversi dal cinema come, ad esempio, le riprese sportive.