Notizie di qualche giorno fa, vogliono il governo impegnato nel tentativo di intercettazione del popolare client VoIP. Ieri, dopo aver riscontrato delle difficoltà riscontrate da Skype nella fornitura dei dati che il governo vorrebbe, Maroni è andato su tutte le furie, invocando l’intervento della Commissione Europea .
Oggetto dell’attenzione che ultimamente il ministro Maroni dedica a Skype, sarebbe l’uso criminoso che del popolare software si fa per sfuggire alle intercettazioni telefoniche tradizionali.
Skype, secondo un reportage pubblicato da Repubblica, sarebbe il più sicuro software VoIP esistente, oltre che frequentemente usato dalla criminalità.
Ammesso che le considerazioni sulla sicurezza siano fondate, per il fatto stesso di essere Skype il più usato, è prevedibile che sia il primo ad essere preso di mira dalle autorità inquirenti, e dunque il primo ad essere abbandonato dalla criminalità, in favore di soluzioni di nicchia, eventualmente anche sviluppate ad hoc – dubito che alla criminalità organizzata manchino le risorse necessarie.
Se da un lato la crociata contro Skype sta creando un piccolo caso internazionale – la società che detiene i brevetti di Skype non è italiana, da cui un appello alla Commissione Europea – dall’altro rischia di chiudere i cancelli quando i buoi sono già scappati.
Osservatori inclini alle teorie del complotto, direbbero che si tratta di una baruffa montata ad arte, per ridare una mano di smalto giustizialista all’esecutivo, ai danni del solito ricettacolo di criminali, pedofili, ladri, onanisti e prostitute che già è la rete nell’opinione di molti elettori.
La mia natura scettica mi tiene a debita distanza da queste ipotesi. Mi limito solo a notare che, nel mentre si conducono sforzi erculei per aprire falle nei sistemi tecnologici che, oltre che quella dei criminali, proteggono la privacy di decine di milioni di persone come me e voi, si introducono misure restrittive dell’applicabilità del provvedimento di intercettazione e dell’utilizzabilità delle stesse in fase processuale, fra cui, non ultima, la criticatissima necessità di preventiva sussistenza di “gravi indizi di colpevolezza“ che, secondo alcuni autorevoli analisti, azzererebbe a monte la funzione delle intercettazioni.