In questa nuova puntata della scoppiettante rubrica dedicata ai teorici del “si stava meglio quando si stava peggio” in chiave informatica, ci gettiamo al volante dell’Amiga per esplorare un titolo – iniziatore di una saga che andrà ben oltre l’epoca dell’Amiga – che, in era “protoamighiana” ha fatto strabuzzare gli occhi a decine di migliaia di giocatori, e fatto arrossire d’invidia altrettanti utenti di piattaforme alternative: Test Drive (1987) della mitica, ahimè defunta, Accolade.
Se, come me, fin da piccoli eravate – oltre che geek in erba – appassionatissimi d’auto, se conoscevate a memoria velocità ed accelerazione di tutte le più popolari dream car degli anni ’80, se disquisivate coi vostri amici, magari fino alla lite, su quale fosse da preferire fra Countach e Testarossa, se infine un poster 70×100 di quelli che si vendevano nelle cartolerie, campeggiava nella vostra camera ed ispirava i vostri sogni erotici più dei fumetti Squalo, Test Drive ha rappresentato per voi una manna dal cielo.
Alla interminabile sequela di “se” del paragrafo precedente manca una parte fondamentale: se avevate un Amiga. Già perché nessuna, dico nessuna, piattaforma alternativa, era in grado di fornire un’esperienza del gioco paragonabile a quella dell’Amiga (tanto per cambiare).
Ricordo con vera nostalgia, tante domeniche in cui, prima di pranzo, mi recavo a piedi da un amico, possessore di un Amstrad PC-1512 munito di poderosa scheda grafica CGA (la più abbordabile e popolare all’epoca) e suono a beeper.
Su quella meschina piattaforma, la nostra supersonica Countach si presentava con il classico colore violetto CGA, lo stesso con cui ci accoglieva il suo cruscotto. Avviato il motore, il rombo ricordava il suono di un microonde mentre la strada scorreva sotto i nostri massicci pneumatici, con la fluidità di un lettore diapositive. Niente di più naturale a quel punto, che avviare un copioso turpiloquio all’indirizzo del computer e del suo possessore, il quale puntualmente correva dal padre a chiedere l’Amiga, e riceveva in risposta uno sganassone.
La parte più gustosa di questo leggiadro cerimoniale, che si ripeteva ogni maledetta domenica, era ovviamente il ritorno a casa, l’avvio del fido Amiga 500, l’ascolto, in religioso silenzio, del rombo del motore, dello stridere dei pneumatici, la straordinaria fluidità – in paragone all’Amstrad – con cui lo scenario tridimensionale scorreva, l’ottima resa dei vari cruscotti – la guida dall’interno era il vero trademark di TD, e mi ha traviato per gli anni a venire – il gusto di arrivare dal benzinaio (il checkpoint che divide le tappe del percorso) dopo un tempo micidiale, e leggere le sue esterrefatte dichiarazioni.
Il successivo episodio di Test Drive è, guarda guarda, Test Drive II: The Duel. Se il primo TD vedeva al vertice l’epico scontro fra Testarossa e Countach, nel secondo episodio le contendenti erano la mitica Ferrari F40, un kart con 478 cavalli, e la leggermente meno potente, ma molto più sofisticata Porsche 959. Nel secondo episodio era inoltre possibile acquistare data disk contenenti nuovi tracciati e nuove auto, una vera delizia per appassionati.
Chissà se nell’epoca della crisi energetica ed economica, delle auto ibride ed elettriche, vedremo ancora giochi di simulazione di questo calibro… In effetti un poster della Prius, nella camera di un adolescente non ce lo vedo proprio.