C’è un articolo nella finanziaria in discussione in questi giorni che dice che dal 1° gennaio tutte le pubbliche amministrazioni centrali dovranno passare al VOIP, la tecnologia che permette di trasmettere su internet la voce e le telefonate, tra PC o tra PC e telefoni tradizionali. E’ una tecnologia di cui un po’ tutti ormai abbiamo sentito parlare grazie a Skype, il programma più famoso – ma non l’unico – per telefonare dal PC a prezzi ridotti. Noi siamo ovviamente contenti che la res publica cerchi di contenere i costi, e spingere sul Voice over Ip è sicuramente sensato perché la tecnologia è ormai matura e ci sono buone opportunità di business per le aziende che hanno deciso di investirvi risorse. Nei casi di grossi apparati, pubblici o privati, infatti non basta installare un programma o mettere un telefono apposito, spesso è necessario hardware aggiuntivo e modifiche e configurazioni. In breve, soldi che vanno (si spera) ad attori un po’ diversi dai soliti nomi.Dall’altro lato anche le aziende stanno iniziando a pensare di veicolare su internet il proprio traffico voce, non è certo una novità, e i player più noti del settore fanno a gara per accontentarle: sto parlando ad esempio del recente Microsoft Unified Communications, ma anche dell’accordo Skype-H3G per lo skyphone. Alla fine quindi, pare che tutto il traffico voce della pubblica amministrazione e delle grandi aziende viaggerà mischiato ai nostri bit, al feed RSS di questo blog, ai miei post sui forum. Anzi, siccome di solito si tende a dare una certa importanza ai pacchetti “voce”, è facile che il resto delle comunicazioni verranno rallentate da questo flusso (tecnicamente si chiama traffic shaping , dare priorità a certi protocolli a scapito di altri). E’ abbastanza evidente infatti che se una mail può essere spacchettata e fare anche il giro del mondo (virtuale) prima di arrivare a destinazione, magari dopo 3 o 4 secondi, con la voce questa cosa diventa intollerabile. Figuriamoci poi in ambito aziendale.
Questa norma è molto intelligente, ma si rischia di ingolfare le già abbastanza sofferenti infrastrutture di rete italiane. Per non collassare saranno necessari investimenti, e qua si gioca la partita: se è auspicabile che a montare gli apparati all’utente finale siano attori nuovo del mercato, è altrettanto vero che non tutti hanno la possibilità di posare delle fibre ottiche in giro per il paese per aumentare la velocità delle reti. Gli operatori telefonici si possono accontentare dei soli costi di terminazione (i soldi che fanno pagare agli altri gestori per veicolare una chiamata sulla loro rete)? o preferiranno essere della partita a tutto tondo? avranno voglia di investire nella rete dopo aver perso molti euro di traffico telefonico?
In sintesi, non pensate che avrebbero convenienza ad investire direttamente nell’abbassamento dei costi della telefonia tradizionale?