Wired video ospita un servizio in cui viene mostrato il funzionamento di un interessantissimo prototipo sviluppato dagli studenti del MIT. Si tratta di un computer indossabile, capace di fondere il meta-mondo informatico alla realtà di tutti i giorni.
Una tecnologia sempre più orientata ai mashup, consentirà in futuro di intrecciare in un unico percorso logico, mail, appunti, ricerche su Google e quant’altro con gli oggetti che ci circondano ogni giorno (quelle cose che si possono toccare, annusare e che sotto il sole si vedono persino meglio, oltretutto senza bisogno di retroilluminazione).
Nel concreto si tratta di un elaboratore dotato di un proiettore capace di auto-orientarsi per compensare i movimenti del corpo, posizionato sul petto e una camera che riceve gli input dal mondo circostante e da quattro ditali colorati.
Nel servizio vediamo come ogni superficie può essere trasformata in un monitor e di quali possibilità di interazione siano offerte dalla gestualità delle mani. Quando l’attività da svolgere non necessita di una grande area di visualizzazione, può essere utilizzato come visore anche il palmo della propria mano.
Interessante anche la possibilità di scattare fotografie posizionando le mani nella posa classica di un fotografo che cerca l’inquadratura giusta. Non è chiaro però dal video se le foto scattate ritraggano realmente la visuale che il protagonista racchiude tra gli indici e i pollici o se con quel gesto ci si limita soltanto a fare il comando. Nel primo caso sarebbe decisamente più affascinante.
Una tecnologia ancora acerba sicuramente, limitata anche nelle possibilità di utilizzo, rappresentate queste soltanto da software dimostrativi. Poco importa perché idee tanto particolari e avveniristiche affascinano più per il loro potenziale avveniristico che per una reale utilità.
Il computer indossabile tra l’altro, concettualmente non è un’invenzione recente. Da decenni si cerca e si sperimenta la strada della fusione tra la realtà tangibile e quella informatica/telematica.
Uno studio bellissimo che mi ha riportato alla mente la stesura di questo post e che non mancherò di farvi conoscere più nei dettagli se riuscirò a ritrovarlo da qualche parte, studiava la realizzazione di visori oculari, cioè da posizionare davanti agli occhi, con le immagini proiettati su un supporto trasparente. Qualcosa di simile viene utilizzato nella tecnologia legata alla chirurgia e sui cruscotti di alcuni recenti modelli della Citroen.
Questi visori permettono una sovrapposizione di informazioni digitali alle immagini di ciò che ci circonda, e una delle prospettive (sogni più che altro) di utilizzo anche nell’ambito consumer, è quella di aggiungere alla realtà elementi aggiuntivi attraverso la proiezione direttamente nella retina.
Pensate ad uno sparatutto in prima persona capace di coinvolgervi e farvi saltare dalla sedia davanti al monitor. Ora invece immaginate di essere in strada con i visori davanti agli occhi, che analizzando quello che state guardando, identifichino la posizione nello spazio della vostra mano e vi mostrino un’arma da fuoco virtuale impugnata e un cyborg sangiunolenti in stile Quake che sbucano da dietro ogni anfratto del vostro quartiere.
Quella appena descritta è uno degli esempi che permettono di capire qual’è il fine ultimo delle ricerche legate agli elaboratori indossabili.
Non ci resta che attenderne con ansia gli sviluppi, anche se non ci vuole molto a capire che bisognerà ancora avere tanta pazienza.