Ormai lo sappiamo che quando si tratta di limitare la libertà di espressione nel “nostro” Parlamento c’è un consenso bipartisan (sinistra, destra), quindi non faccio fatica ad immaginare con quanta facilità possa essere passato l’emendamento al ddl 733, propagandato come se fosse la soluzione all’avanzare della “cultura criminale” sul web.
L’illuminazione, da quanto si dice sulle principali testate giornalistiche, al Senatore Giampiero D’Alia (UDC) è arrivata dall’indignazione per la presenza di gruppi inneggianti personaggi di spicco della malavita su Facebook. Il polverone è stato sollevato dalla solita stampa sensazionalista e generalmente incompetente sull’argomento (abbiamo già trattato l’argomento), quello che mi chiedo ora è se il fatto è stato usato per promuovere l’ennesima proposta volutamente liberticida o se Giampiero D’Alia non abbia speso troppo poco tempo a riflettere sulla sua proposta.
Intento analizziamo brevemente (dopo il salto) quali saranno gli effetti di questo emendamento se il ddl dovesse essere approvato. È proprio il caso di dirlo: la Cina è vicina!Riporto per esteso i comma 1 e 2 dell’articolo 50:
1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’interno,
in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.2. Il Ministro dell’interno si avvale, per gli accertamenti finalizzati all’adozione del decreto di cui al comma 1, della polizia postale e delle comunicazioni. Avverso il provvedimento di interruzione è ammesso ricorso all’autorità giudiziaria. Il provvedimento di cui al comma 1 è revocato in ogni momento quando vengano meno i presupposti indicati nel medesimo comma.
Può bastare quindi una semplice denuncia per chiudere definitivamente un sito su un server italiano o per oscurare un sito su un server straniero. Il Ministero dell’Interno può decidere arbitrariamente se oscurare o meno un sito, mentre chi subisce il provvedimento deve passare per le aule dei tribunali, ma con la lentezza del sistema giudiziario italiano un sito non può avere speranze di sopravvivere.
Siamo quindi all’atto pratico di fronte ad un sistema di oscuramento e di censura, che vieta la pubblicazione di materiale, senza una sentenza di colpevolezza, che sotto le mani sbagliate rischia di diventare un filtro arbitrario per l’informazione online.
L’emendamento non circoscrive l’area d’azione, non specificando quali tipi di reati non possano essere apologizzati o istigati (anche se dai giornali di questi giorni sembrerebbe il contrario) e non è specificato nessun altro criterio per delimitare l’area d’intervento, cosa che in effetti potenzialmente permette un abuso dello strumento.
Se gli articoli in questione poi fossero stati scritti in modo più responsabile, ci sarebbe comunque molto da ridire. Vivere in un Paese che confina con le più grandi democrazie del mondo e che quindi è direttamente confrontabile con queste risulta sempre più frustrante e imbarazzante. Nelle grandi democrazie in questione una proposta susciterebbe solo ilarità o al limite sdegno. In Germania il Cancelliere Angela Merkel, sostiene che i movimenti politici neonazisti non debbano essere repressi, nei Paesi Bassi è stata respinta la richiesta di una parte dei cittadini di bandire quello che è conosciuto come il partito dei pedofili.
La Merkel però non è affatto filo-nazista, così come nella cultura dei Paesi Bassi non è appoggiata la pedofilia. Dove non dilaga l’ignoranza però è ben chiaro che è preferibile un confronto aperto con ogni proposta ed ogni mentalità alla repressione, perché con il dialogo si riesce sempre a ritrovare la via del confronto civile, che per definizione si contrappone ad ogni forma di violenza e di estremismo, mentre con la repressione si rischiano fenomeni di ghettizzazione, che si fomentano col fanatismo, difficilmente controllabili oltretutto per via della condizione di clandestinità.
Ad ogni modo, assodato che una democrazia si basa sul dialogo e il confronto di opinioni, che possono e devono uscire anche dai binari dell’ordinamento in vigore, quindi mi sento di considerare a ragion veduta l’emendamento antidemocratico, cioè eversivo.
Se il ddl 733 dovesse diventare legge mantenendo questo emendamento, sarà mia premura denunciare il sito dell’UDC come vetrina di movimento eversivo alle autorità competenti, proponendone la censura. Posso nutrire speranze, secondo voi, di essere accontentato?