Per questa nuova puntata della plurititolata serie Nostalgia Informatica, ci discostiamo dalla rievocazione di cimeli hardware e software, per parlare della più celebre rivista dedicata al settore videoludico della storia: Zzap!
Nata nel 1986 come spinoff di una omonima rivista inglese, ha rappresentato per anni il punto di riferimento della comunità videoludica italiana.
Erano gli anni del trionfo dell’home computer, il periodo in cui la diffusione del Commodore 64 raggiungeva il suo apice, prima che la generazione dei sistemi basati su Motorola 68000 lo relegasse alla seconda fila. Erano anche gli anni delle epiche battaglie fra sessantaquattristi e spectrumisti, delle cassette in edicola di dubbia legalità, dei primi lettori floppy 1541 e dei genitori che, non senza qualche riluttanza, erano costretti a sostituire sotto l’albero di natale, i classici meccano, lego, pupazzi vari e assortiti, con prodotti della nascente industria informatica destinata agli utenti casalinghi.
In questo scoppiettante periodo della storia informatica, si colloca Zzap!, rivista incardinata sul mondo degli home computer a 8bit. Un progetto editoriale nato attorno alla localizzazione di contenuti scritti nella versione inglese, ma che tuttavia si è progressivamente distaccato dall’originale per raggiungere già nei primi anni un ottimo livello di indipendenza, tale da consentirgli di sopravvivere per molti numeri, alla chiusura del progetto inglese.
Ciò che colloca immancabilmente Zzap! nell’olimpo del nostalgico informatico è il suo ruolo emblematico nella rivoluzione dell’home computer: Zzap! appare nelle edicole come la consacrazione della passione di centinaia di migliaia di videogiocatori, che vedono il proprio oggetto del desiderio o compagno di ore di divertimento, entrare in una dimensione “istituzionale”.
In quest’ottica Zzap! rappresenta un moltiplicatore della già dirompente popolarità degli home computer a 8bit. In effetti, laddove la versione inglese della rivista era esclusivamente dedicata al C64, quella italiana sconfina frequentemente in campo Spectrum e Amstrad CPC.
Indimenticabili le coloratissime copertine – primissimi e a volte ingenui esperimenti di quello stile policromo e decisamente sovrappopolato divenuto sinonimo della stampa videoludica di lì in poi – le esilaranti incursioni di Bovabyte (Nuvenia Socket, il detergente intimo per hard disk…), lo stile scanzonato delle recensioni, l’impaginazione casareccia dei primi numeri, la posta con le flammate dei soliti fanatici ma anche di talenti come MBF (aka Matteo Bittanti Filosofo, oggi ricercatore per lo IULM di stanza a NY).
In ultima analisi è indimenticabile e senz’altro del tutto irripetibile, il ruolo di una rivista che ha saputo raccogliere e raccontare, con le stesse parole e dei suoi giovani utenti, il punto forse più effervescente dell’avventura informatica: quella fase pioneristica il cui posto è oggi preso da un’industria che per dimensioni e indotto, si avvia a superare quella cinematografica.
Per i nostalgici che volessero rivivere qualche sensazione della propria adolescenza, segnalo lo straordinario archivio del progetto Zzap! Italia, curato da due anonimi appassionati, cui va tutta la mia gratitudine. Sarà bellissimo, dopo aver magari riletto la recensione che ci fece sbavare per un gioco, per il quale non avremmo potuto avere budget fino almeno al momento delle pagelle (posto che arrivassero coi numeri giusti!), far partire l’emulatore e gettarsi a capofitto nel passato!