Pubblichiamo un guest post di Eleonora Presani
Sembra ormai chiaro a tutti che il futuro dell’uomo deve essere rivolto verso l’energia pulita. Ma che cosa voglia veramente dire energia pulita non credo che lo sappiano in molti, o comunque credo che ognuno abbia opinioni diverse a riguardo. Energia sostenibile, certo. Ma da chi? Dal pianeta Terra, dall’uomo, dalla società ricca dell’occidente o dal terzo mondo?
In occidente crediamo molto alle energie alternative come solare, eolico, idrico. Più un paese è ricco più investe in queste fonti di energia, come di recente hanno fatto Germania e Norvegia.
La Germania per esempio è la principale produttrice di pannelli solari del mondo, e il governo offre gli incentivi più alti alla popolazione che ne vuole fare uso.
Inoltre il governo tedesco ha imposto di miscelare il carburante erogato in Germania con una percentuale sempre maggiore di carburante vegetale. Sono passi positivi per l’ambiente? si e no. Si, per ovvie ragioni, no, perché mettono in difficoltà tutti gli altri paesi. Le industrie di pannelli solari fissano i prezzi in base al mercato tedesco, dato che è lì che se ne vendono la maggior parte.
Visto che il governo dà incentivi molto consistenti, i prezzi possono rimanere molto alti, perché l’utente finale non ne pagherà che una minima percentuale. Però i prezzi alla produzione sono gli stessi che valgono anche per tutti gli altri paesi, ad esempio per gli stati africani, a cui l’occidente impone di far uso esclusivamente di pannelli solari e vieta di bruciare il carbone, risorsa che hanno in abbondanza.
Hanno in abbondanza anche sole, ovviamente, ma la maggior parte di essi non può permettersi pannelli solari. Le singole case utilizzano il falò a legna per cucinare, causando malattie polmonari a donne e bambini.
Gli ospedali e le istituzioni possono permettersi ben pochi pannelli e, vista l’efficienza, non si può certo dire che abbiano energia da vendere, anzi è spesso sotto il livello necessario per un mormale funzionamento.
I pannelli solari per loro non sono una soluzione per l’industrializzazione. La politica sui pannelli solari occidentale rende questa fonte di energia semplicemente inutilizzabili per l’Africa, dove ce ne sarebbe maggior bisogno.
Un discorso analogo vale per il carburante. Utilizzare carburante organico usura la vettura molto più velocemente che la normale benzina o diesel, ma le case automobilistiche tedesche non hanno mosso un dito, perché hanno calcolato che l’automobilista tedesco medio cambierà auto con 3 anni di anticipo rispetto a prima.
Non è positivo né per l’ambiente né per l’economia familiare dell’individuo. Inoltre mentre i paesi del terzo mondo muoiono di fame per mancanza di granaglie, noi le usiamo per far andare avanti le macchine…
La Norvegia, dal canto suo, ha investito tantissimo nelle energie alternative, tanto da promettere di essere totalmente libera da carbone e petrolio entro il 2030. Cosa intendono i norvegesi quando dicono che entro il 2030 non emetteranno più ossido di carbonio? Che le loro automobili, le loro industrie, le loro case saranno alimentate da energie “pulite”, che non contribuiscono all’inquinamento globale (secondo loro).
Benissimo, e cosa se ne faranno di tutto il petrolio accumulato sotto i loro piedi? Continueranno ad esportarlo, come fanno adesso! La loro economia, i soldi che investono per liberarsi del petrolio, derivano proprio dal petrolio! Per cui secondo me, la loro posizione è quantomeno un po’ ipocrita.
Con ciò non voglio dire che le cosiddette energie alternative non servano a niente o siano dannose, dico che siamo ancora lontani dalla panacea, non abbiamo in mano nessuna soluzione totalmente esauriente al problema dell’energia, e dobbiamo considerare tutto, con umiltà, e cercare la soluzione migliore.
Personalmente, mi chiedo perché solo l’India abbia preso seriamente in considerazione la proposta dell’ “energy amplifier” (in italiano conosciuto col pessimo nome di “Rubbiatron”), ovvero un reattore nucleare al Torio.
Questo reattore risolverebbe tantissimi problemi, come la sicurezza delle centrali. Con vantaggi quali l’abbondanza della materia prima (l’uranio non durerà molto più a lungo del petrolio), meno produzione di rifiuti radioattivi, e infine non essendoci la necessita di produrre uranio arricchito, non si avrebbe come sottoprodotto il pericolosissimo uranio impoverito.
L’India ha deciso che questa può rappresentare per lei la soluzione per produrre energia sufficiente alla sua industrializzazione, senza incappare in malintesi bellici. Forse dovremmo cercare di seguire il loro esempio, invece di cacciare Rubbia a fare le sue ricerche all’estero…