Incuriosito dalle nuove funzionalità della versione 5 di Google Earth, ho provveduto all’aggiornamento del software che già era installato nel mio pc. Sono andato sul sito e scaricato l’eseguibile di 600 kB ho lanciato l’installazione che appena avviata ha provveduto a scaricare tutti i file necessari per l’operazione.
Ho notato che questi automatismi, che ricercano automaticamente i file più recenti, sono sempre più presenti, sopratutto nei software gratuiti, che poi propongono l’installazione di aggiornamenti insistentemente, o in alcuni casi arrivano ad aggiornarsi senza preavviso e senza nessun controllo da parte dell’utente.
Facilitare e automatizzare gli aggiornamenti che risolvono problemi relativi alla sicurezza è certo importante, ma non sempre gli aggiornamenti sono ben voluti.
Rimanere fedeli alle vecchie versioni aiuta a risparmiare risorse e a limare i tempi di avvio delle applicazioni, vantaggi utili soprattutto se si utilizza hardware non recentissimo o se cerchiamo di non farci mancare veramente niente nel nostro netbook e non sono in pochi a ricorrere a questa pratica.
Tra gli utenti non è una rarità che ci si affezioni ad una precisa versione di un software e non si voglia aggiornare, tanto che in alcuni casi è diventata una pratica comune tra gli utilizzatori di un determinato applicativo. Ai tempi in cui ICQ conosceva un’ampia diffusione, tantissimi utenti rimasero fedeli alla release 98a per lungo tempo, snobbando le successive, che pur con un maggior numero di funzioni erano ben più pesanti e instabili.
Anche Firefox che nella versione 2 era caratterizzato da un’insostenibile pesantezza, in parte risolta nella terza major release, conobbe le resistenze di chi rimaneva fedele alla 1.5, che tra l’altro godeva dell’appoggio di un team di sviluppo che ne hanno sviluppato una versione portatile e arricchita di alcuni componenti aggiuntivi, preinstallati per sopperire della mancanza di alcune caratteristiche del successore.
Esiste poi un sito, per chi ancora non lo conoscesse, dedicato ai nostalgici o a chi deve contare i singoli byte allocati per non sovraccaricare il pc. Si chiama oldversion.com e vanta un vastissimo parco software gratuito di uso comune, tra cui i più diffusi client IM e Voip, player multimediali, encoder, gestori di archivi (come WinRAR) e molto altro, e per ognuno viene mantenuto uno storico delle versioni scaricabili, con accanto anche le dimensioni del file di installazione, che può essere un indicatore (approssimativo) per la comparazione dell’effettiva richiesta di risoerse del software in funzione.
Io ad esempio mi ostino ad utilizzare la versione 6 di Adobe Reader, leggera e affidabile e che non mi costringere ad attendere un eternità quando incontro un pdf sul web. Mi piacerebbe tornare in dietro nel tempo anche con Google Talk, prima che Google decidesse di puntare tutto sul web, quando il client IM si arricchiva, mese dopo mese, di funzionalità utili o comunque gradevoli, senza appesantire il sistema e l’interfaccia.
Gran parte di queste ora sono scomparse e in questo caso temo non si possa far niente, sia perché immagino che le possibilità scomparse non siano più supportate dal lato server e sia perché Google aggiorna automaticamente e senza nessun avviso all’ultima versione disponibili.
Sarebbe bello poi se questo post fosse uno spunto per instaurare un dibattito tra gli utenti su quali software pensiamo debbano tornare sui propri passi e quali vecchie glorie mai aggiornate vengono ancora oggi utilizzate con soddisfazione.
Questo post infine, può essere collegato ad una recente riflessione di Alessio sulla reale necessità di una sfrenata corsa all’aumento prestazionale nel contesto in cui viviamo, tema questo, portato alla ribalta con forza in questo periodo, con l’affermarsi dei netbook.