Era il 19 settembre 1982, le 11:44 del mattino per la precisione, quando Scott E. Fahlman, docente della Carnegie Mellon University scrisse in una “bacheca elettronica”: “Propongo la seguente sequenza di caratteri per indicare che si sta scherzando :-), osservatelo di lato“.
L’idea arrivò da un dibattito sorto per trovare rimedio alle incomprensioni che spesso nascono all’interno delle discussioni telematiche. Comunicare velocemente attraverso i computer porta con molta facilità ad usare toni colloquiali ed informali; ma senza poter ascoltare il tono della voce e osservare il volto dell’interlocutore si può cadere facilmente in fraintendimenti, così distinguere un innocente scherzo da un’offesa non è così scontato.
La creazione di Fahlman piacque da subito a tutti e si diffuse molto rapidamente nel mondo accademico. Successivamente con l’avvento di internet, divenne universalmente conosciuto in tutto il mondo.
Il professore ora si vanta romanticamente (e sicuramente con un pizzico di orgoglio) di aver fatto inclinare il capo verso sinistra a milioni di persone durante il loro primo incontro con la “faccina”, e odia i software che trasformano le sequenze di caratteri in piccole faccine colorate, mentre sorgono dei dubbi sulle sue doti umoristiche: per caso sentì il bisogno dello “smiley” perché nessuno capiva le sue battute?
Noi siamo abituati a comunicare le nostre emozioni con le emoticon, ormai ne esistono a bizzeffe, e forse ci sembra un simbolo banale e scontato, eppure prima di questo vi furono altri tentativi che non riuscirono a sfondare. Già nel 1857 l’alfabeto morse prevedeva l’abbreviazione di “saluti e baci” con “73”, mentre già nel 1912 il giornalista americano propose la sequenza di caratteri “\__/” per indicare un sorriso, ma noi non ce la ricordiamo.
Nel venticinquesimo anno dello “smiley” la Carnegie Mellon University ha istituito un premio con cadenza annuale di 500 dollari, che finiranno nelle tasche di chi saprà dare un importante contributo all’evoluzione della comunicazione telematica.