L’editoria è una industria in crisi. Non la sola, purtroppo, ma lo è da diverso tempo ormai, e soprattutto in Italia, è ben dimostrato che se molti giornali non fossero sostenuti dagli aiuti statali chiuderebbero i battenti. La situazione, non è tanto più rosea negli Stati Uniti, dove gli aiuti statali non ci sono ovviamente, ma molti giornali affrontano difficoltà, alcuni dei quali arrivando ad impegnare gli storici grattacieli che occupano per far fronte alle difficoltà economiche.
C’è una eccezione, il Los Angeles Times. Forse non sarà la sola eccezione, ma questa è particolarmente significativa: Russ Stanton, editore del LA Times, ha recentemente affermato che gli introiti generati dalla versione online del giornale, sono ormai tali da coprire le spese dell’intero giornale, sia online che offline. Secondo lo stesso editore il suo giornale potrebbe chiudere le stampe domani ed essere il primo “paperless journal”.
What this tells me is that we are on the cusp of the moment when online revenue could sustain a substantial digital journalistic enterprise without the onerous cost of printing and distribution. Hallelujah.
Recentemente, Jason Oberfest, a capo del reparto Product Strategy and Business Development del Los Angeles Times, aveva evidenziato alcuni punti chiave su cui il giornale intendeva puntare per raggiungere quell’ambizioso risultato che oggi è realtà: essere un online media capace di autosostenersi e generare profitti.
Oberstef aveva allora sottolineato la necessità per la stampa cartacea di re-inventare il proprio ruolo online, data la sostanziale inefficacia della riproposizione in Rete del modello della informazione cartacea. Detto in altri termini, non basta pubblicare i servizi giornalisti su un sito, per fare informazione online, è necessario pensare un prodotto più orientato a soddisfare i bisogni di conoscenza dei lettori sul web.
Due le chiavi del successo per il Los Angeles Times; in primo luogo aver riconosciuto le potenzialità della dimensione locale della notizia, concentrandosi su una regione sufficientemente popolosa, ma tutto sommato limitata, come la città di Los Angeles, ed affiancando a questa poche questioni di respiro nazionale, come l’intrattenimento, le auto, l’ambiente e l’immigrazione.
In seconda istanza, aver capito che un giornale online non si deve limitare a produrre la notizia, ma deve anche saper fungere da aggregatore. Le fonti di informazioni sono numerosissime, ad un punto tale che la capacità di riorganizzarle in una forma che sia facilmente gestibile dal lettore è una produzione di valore. Rimettere ordine nel caos dell’information overload, senza per questo rinunciare alla produzione della notizia. Ecco la sfida per il nuovo giornalismo.
Speriamo che lo capiscano anche certi giornalisti nostrani, in particolare quelli che continuano a dire che Internet o i blog non sono altro che un mondo sciatto e confusionario. La capacità di trovare l’ordine in quel caos potrebbe essere presto una delle più importanti qualità per un giornalista. Non averla, è preoccupante, soprattutto per chi esercita tale professione.