Arriva la prima (e l’ultima?) vera Polaroid dell’era digitale

polaroid_vespa.jpg La Polaroid sta alla fotografia come la Vespa sta ai mezzi a due ruote. Due marchi indelebili che hanno cambiato la vita delle persone e che non hanno più mercato. Se ancora sono in giro gli appassionati disposti a investire soldi, ore di bricolage e passione pur di non rinunciare a tutti quei motivi che hanno trasformato in mito un prodotto, il mercato degli insensibili va avanti per la sua strada, lontano da certe ragioni del cuore.

Così la Piaggio oggi usa (con profitto) il marchio Vespa su scooter che di tradizionale hanno sì e no le cromature, mentre la Polaroid, dopo essere entrata (in ritardo e male) nel mercato delle compatte digitali “classiche”, ora ritorna a cercare una propria identità con un nuovo modello presentato al CES che si sta svolgendo in questi giorni, per unire la fotografia digitale alla stampa istantanea in un’unico corpo.

Qualcuno già conoscerà la stampante portatile PoGo, commercializzata da Polaroid con tecnologia di stampa licenziata da Zink, che realizza stampe senza bordi di 5 cm x 7 cm senza bordi, caratterizzata da pigmenti contenuti direttamente nella carta, che vengono alla luce sollecitati dal calore emesso dalle testine di stampa.

polaroid_camera_printer_zin.jpg Ora PoGo diventa anche una fotocamera e in effetti visivamente si presenta agli occhi come una stampante PoGo con l’aggiunta di un obiettivo, un display LCD sul retro e qualche pulsante nei punti giusti.
Ma poiché mi emoziono facilmente (persino con le sigarette virtuali per l’iPhone), ai miei occhi una stampante portatile e una fotocamera che si fondono e mi liberano una tasca danno luogo a un miracolo, soprattutto perché ho la metà delle possibilità di perdermi qualcosa e perché così non posso aver lasciato la stampante a casa ogni volta che avrò voglia di regalare uno scatto a qualcuno (ok ci sono le email, però a Babbo Natale si scrive ancora con carta e penna, non so se mi spiego).

Il costo della carta inchiostrata è interessante, considerato anche che è non vi sono altri consumabili. Secondo una breve ricerca appena svolta da me si attesta intorno ai 30 centesimi a stampa. Le fotografie hanno anche uno strato adesivo per poter eventualmente attaccare le stampe dove si vuole come una normale figurina.

L’ottica non ha l’autofocus e permette di selezionare manualmente la focale infinita o l’inquadratura ravvicinata e la luce va a imprimersi su un sensore da 5 Mpx, ormai pochi anche per una compatta, ma più che sufficienti per le stampe di piccole dimensioni di cui è capace la macchina. È intuibile che sia il sensore che la tecnologia di stampa non abbiano una resa da riferimento per precisione e nitidezza, ma questi sembrano non essere mai stati i principali punti di forza delle Polaroid compatte, quindi poco male in fondo.

Il vantaggio principale rispetto alle Polaroid istantanee analogiche (a livello pratico intendo) sta nel fatto di non dover stampare ogni foto che si scatta, potendo selezionare le foto che vogliamo portare su carta dal display posteriore.

Il prezzo annunciato per questo prodotto è di 200 dollari, non sono pochi, ma stiamo dopo tutto parlando di un prodotto particolare e origin… no. Purtroppo sono costretto a rovinare l’atmosfera ai nostalgici, perché Zink, l’azienda proprietaria delle tecnologie di stampa utilizzata, non ha un contratto di esclusiva con Polaroid e un prodotto molto simile è già in commercio con il nome TOMY Xiao TIP-521.

Vedere una marchio come Polaroid sull’orlo del fallimento, che ormai fa quasi esclusivamente rebranding con i nuovi prodotti, capisco possa far male agli appassionati, ma infondo questa può comunque essere ancora un’idea valida, forse l’ultima.

La Vespa (quella vera) invece oggi viene fabbricata in India, con quasi nessuna modifica al telaio, ma con impianto elettrico aggiornato e motore quattro tempi moderno, sempre sul lato destro, sempre con cambio manuale, e non si chiama più Vespa ma Bajaj.

Magari entrambi i prodotti meritano ancora considerazione, senza stare tanto a guardare i marchi incollati sulla scocca.

foto: scopict.info

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