La noce di cocco è indubbiamente un frutto difficile da aprire; il processo di rottura del guscio, che ci permette di raggiungere la polpa bianca conservata al suo interno, richiede una notevole forza e decisione (e, a volte, qualche attrezzo).
Questa sua particolarità unica ha indotto un gruppo di scienziati texani ad ideare un particolare materiale composito costituito, in parte, dalla stessa noce di cocco.
Detto fatto.
Il materiale è già stato realizzato e si tratta di una combinazione di gusci di noce di cocco mescolati con polipropilene, composto plastico; materiale che presenta interessanti caratteristiche di durezza, resistenza e leggerezza (per guscio bisogna intendere tutta la buccia esterna).
Il primo sviluppo concreto di questa “plastica al cocco” ha portato alla creazione, presso la Baylor University di coperture interne per le portiere d’automobile (rigide e resistenti agli urti): andando così, a rimpiazzare l’utilizzo delle classiche fibre sintetiche di poliestere.
Ma è possibile un utilizzo su larga scala?
La risposta è sì però, ovviamente, tutto dipende dalla dislocazione geografica. Sicuramente in Italia sarà difficile realizzare questo materiale a partire dalla esotica noce di cocco (sempre che non vogliate svuotare il vostro fruttivendolo di fiducia) ma in altre parti del mondo, dove questo frutto abbonda, la cosa risulta decisamente più semplice.
Un materiale rinnovabile ed abbondante che consentirebbe inoltre, di ravvivare un mercato, quello della noce di cocco, che da sempre non fa registrare grossi guadagni e che permetterebbe così, a paesi in via di sviluppo, di avere una nuova entrata economica, seppur minima, in un mercato relativamente ad “ampio respiro” come quello delle automobili.
Il team texano sta attualmente collaborando con una azienda plastica che rifornisce le principali case automobilistiche.