Partito ufficialmente nel 2007 con l’eeePC 701, il mercato netbook ha posto sotto la sua insegna 2008, conclusosi con il primo Q3 della storia in cui vengono consegnati più portatili che desktop. Un sorpasso per l’appunto non estraneo al boom di questa nuova generazione di subnotebook, che vanno imponendosi sul mercato in forza di un prezzo basso – seppur in netta crescita – e di un’elevata portabilità.
Inevitabile a questo punto chiedersi in che direzione si evolverà il mercato dei netbook nel 2009 e soprattutto, se crescerà o meno a spese di segmenti contigui, dopo che nel 2008 i marketing manager di alcuni OEM, facendo il coro con vari executive di Intel, hanno fatto di tutto per dipingere il boom del netbook come poco più una moda cresciuta attorno a un giocattolo.
I motivi di queste posizioni, apparentemente irragionevoli, sono piuttosto evidenti: la rivoluzione del netbook è forse la prima degli ultimi anni che avviene al ribasso. Prezzi bassi, componenti più semplici e più parchi nei consumi, orientamento alla funzionalità – mobilità e idoneità all’esecuzione di applicazioni di uso quotidiano. Il netbook ha le carte per rappresentare la rivoluzione informatica dei tempi della crisi.
Una rivoluzione che pone perlomeno in prospettiva la rincorsa ai requisiti hardware di Vista, alla moltiplicazione dei core, dei watt e dei terabyte, e dunque minaccia la floridità di un’industria che vive dei cicli di rinnovamento hardware, propulsi da benefici non sempre percepibili.
Ma guardiamo oltre l’aspetto politico per capire cosa ci possiamo aspettarci nel 2009 dal segmento netbook.
Innanzitutto innalzamento delle specifiche e dei prezzi. Già nel 2008 unità da 160 e più GB hanno preso il posto degli SSD da 4GB dei primi modelli; pannelli LCD da 10,2″ hanno rimpiazzato gli schermi da 7″, collegati a soluzioni GPU ibride, con memoria dedicata che arriva fino a 256MB. Sul fronte prezzi, i 299 € dell’eeePC 701 sono divenuti circa 500 richiesti oggi per un modello di medio cabotaggio. Non sono tuttavia scomparsi modelli che a un prezzo oscillante attorno ai 300 Euro, offrono dotazioni tecniche essenziali ma adeguate per un uso quotidiano.
Tarda a crescere il comparto CPU dei netbook, affidato perlopiù a soluzioni Atom single core, non in grado di rivaleggiare con CPU di fascia Core o Core2 come potenza di calcolo, tuttavia capaci di fronteggiare egregiamente gli scenari più tipici di uso in mobilità.
Mentre Intel rimane ancorata a rigide linee guida per l’impiego di Atom, nel vano tentativo di contrastare la cannibalizzazione del più profittevole Centrino2 (HP starebbe in questo merito pressando Intel per l’impiego di Atom in netbook di schermo più ampio), ARM si prepara a debuttare nel segmento con Cortex A8 e il prossimo A9 multicore – una novità per il segmento – forte di un’ottima efficienza energetica e di prestazioni clock per clock analoghe – secondo quanto dichiarato da ARM stessa – a quelle di Atom.
Sul fronte software, l’incapacità di Vista di adattarsi alla piattaforma del momento, ha regalato a XP una seconda giovinezza e dato spazio anche a Linux, presente in versione personalizzata su molti prodotti, anche se piuttosto compresso dalla controparte Microsoft offerta in alternativa. Anche qui però c’è un outsider in vista: si chiama Android e non c’è nessun motivo per cui Google dovrebbe volerlo limitare al mondo smartphone.
Ma a spese di quale segmento vanno crescendo i netbook? Dei subnotebook da € 1500/2000, simili come dimensioni? O piuttosto i notebook entry level, simili come prezzo? I volumi in gioco lasciano intendere che la crescita dei netbook sia molto più ampia dei volumi di subnotebook, tuttavia non è da escludere che parte della crescita residua sia dovuta all’acquisto di netbook come secondo o terzo sistema.
Per quanto questa opzione sia assolutamente plausibile, è difficile credere che chi si trova oggi a prendere in esame l’acquisto di un portatile, non consideri l’opzione netbook, che rispetto a un 15.4″ entry level offre più portabilità, autonomia decente in luogo di quella generalmente scarsa offerta da notebook entry level, e potenza di calcolo sufficiente per uso office/internet.
Il debutto di sistemi come l’Asus N10JC, un netbook “corporate”, destinato quindi a un’utenza business, conferma questo trend e segna l’ingresso dei netbook nel mondo informatico in giacca e cravatta.
Va dunque tramontando l’ipotesi che vorrebbe il netbook come nient’altro che una moda passeggera. In tempi di crisi questi prodotti hanno da far valere un buon rapporto fra costi e feature offerte e soprattutto la capacità di mettere a disposizione di chi ha budget limitato, un livello di mobilità finora riservato a prodotti di categoria superiore – tra l’altro abbinato a una sempre più popolata offerta di connettività mobile, che ha nel netbook un compagno ideale.
Davanti a un 2009 che, vuoi per la crisi, vuoi per le qualità del prodotto, vedrà senz’altro una ulteriore crescita del fenomeno netbook, merita una riflessione il ruolo di Intel. La quale, mentre insiste su device piuttosto futili come i Mid – probabilmente nel tentativo di riposizionare in basso Atom – non sembra intenzionata a dare ai suoi clienti l’opportunità di avere un Atom dual core sul proprio netbook, forse sperando che questo li invogli a preferire un laptop in saldo, con un bel Celeron dual core a 2Ghz, schermo da 15″ 1280×900, 4kg di stazza e 40 minuti di batteria. Un gioco che evidentemente non potrà continuare a lungo.
Per il 2009 la missione dell’azienda di Santa Clara nel settore consumer sarà dunque aumentare i profitti su Atom. L’inevitabile innalzamento dei prezzi di Atom farà a questo punto far leva su nuove feature (dual core, più clock, cache etc), che a loro volta assottiglieranno il gap prestazionale con Centrino2… un bel problema di posizionamento insomma, alla luce del quale Intel vorrebbe forse poter tornare indietro di qualche mese.
Un problema che d’altro canto potrebbe indurla a ipotizzare un ingresso di una versione entry level di Centrino – ribattezzato all’uopo “Atom2” – nei netbook, magari con la scusa di Vista.