Dopo oltre 20 anni di attività, l’avventura del colosso texano del videonoleggio sembra giunta ai titoli di coda. La questione, sollevata dal NewsBlog di cNet, scaturisce da un’analisi di medio periodo che individua una contrazione costante del business di Blockbuster e del suo valore azionario, suffragata da una consolidata crisi nei risultati finanziari, che anche nel terzo trimestre 2007 si conferma. Come si è giunti a questa situazione?
Malgrado un fatturato complessivo che si conta in miliardi di dollari, Blockbuster paga lo scotto dei costi elevati per il ritardo nella riconsegna, ma soprattutto va cedendo terreno rispetto ad operatori che prima e meglio hanno saputo trarre beneficio dal canale Internet. È proprio la transizione all’online di Blockbuster – c.d. Total Access – che sta mettendo in crisi il management: da un lato arriva in ritardo (Netflix opera sulla rete dal 1998, Blockbuster dal 2004), dall’altro si realizza ai danni del consolidato canale di vendita degli store, come dimostra una causa per violazione dei termini contrattuali che gli stessi franchiser hanno intentato contro la casa madre.
Alla resistenza che il modello di business di Blockbuster oppone al cambiamento in direzione online, il CEO Jim Keynes risponde in queste ore con un’inversione di marcia rispetto a Total Access e una rifocalizzazione delle strategie aziendali verso la massimizzazione delle vendite complessive, con un accento nemmeno troppo sottinteso sull’offline. Il tutto, dopo che una massiccia campagna di sensibilizzazione per Total Access, il cui costo ha influito pesantemente sulle perdite del 1° trimestre 2007, aveva prodotto risultati incoraggianti in termini di nuove registrazioni.
Oltre che contraddittoria, questa strategia appare anche antistorica in quanto il successo di Netflix – a cui fa da contraltare la continua chiusura degli store Blockbuster – mostra chiaramente quale sia la direzione di sviluppo del settore. Mordere il freno sulla transizione verso l’online, per spostare risorse su un modello di business che mostra segni di avanzata obsolescenza, tradisce una confusione delle strategie direzionali che gli analisti solitamente associano all’inizio della fine di un’azienda. Se sia giunto il momento del deprofundis per Blockbuster è ancora da dimostrare; per ora la strada imboccata sembra non indicare altre vie d’uscita.