I recenti tragici avvinimenti di Mumbai (forse più nota come Bombay, cuore economico dell’India) hanno ancora una volta fatto emergere il valore del citizen journalism.
Nelle concitate ore degli attentati e nei giorni successivi la strage, grazie a blog, twitter ed social networks si sono diffuse notizie ed informazioni prodotte dalle persone in loco.
Lo stesso New York Times, uno dei più autorevoli quotidiani al mondo, tra i primi a riconoscere il valore dei new media, ha sottolineato quanto siano stati importanti i contenuti caricati dagli utenti.
Il Times cita un caso specifico, quello di Arun Shanbhag, studente di medicina ad Harvard che ha raccontato la sua testimonianza su Twitter , il suo blog e Flickr .
Durante l’apice dell’assalto ogni secondo veniva caricato più di un twit contenente la parola “Mubmai”, molti dei quali hanno diffuso anche informazioni errate, come il fatto che anche l’Hotel Marriott fosse stato attaccato, ma è ovvio che in situazioni così concitate il flusso di informazioni contenga anche molte inesattezze. Del resto gli stessi media tradizionali, che hanno più risorse a disposizione, spesso diffondono notizie che poi si rivelano del tutto false.
Ciò che emerge, insomma, è che un sapiente uso di fonti tradizionali e di contenuti generati dagli utenti in loco consente di seguire con molta più attenzione gli avvenimenti, guardandoli da più punti di vista, riducendo (di molto) i rischi di lasciarsi influenzare da informazioni di parte.