È stata presentata ad un gruppo di giornalisti una creatura dell’uomo capace di pulire i pavimenti, spolverare e levare tutte le superfici di casa, e portare in tavola i pasti.
Siamo, manco a dirlo, in Giappone, dove Toyota insieme all’Università di Tokyo stanno sviluppando un domestico cybernetico. Dopo i teatrini di robot umanoidi che salgono scale, prendono a calci palloni, suonano trombe e violini, sembra che l’industria pesante giapponese stia iniziando a mettere a frutto i progressi ottenuti da questi esperimenti per avviare le prime applicazioni commerciali.
Secondo le notizie diffuse, il robot, alto 155 cm e pesante 130 kg, è già abbastanza maturo da poter svolgere tutti i compiti per cui è stato concepito, l’unico limite è rappresentato dal sistema di deambulazione a ruote, che impedisce alla macchina di superare gradini.Dotato di braccia, cinque telecamere e sensori laser, l’automa è capace di gestire lo spazio intorno a sé, di riconoscere e distinguere tra loro i vari attrezzi da lavoro di cui si serve e anche di localizzare i mobili, spostandoli e rimettendoli al loro posto durante le operazioni di pulizia.
Gli ostacoli alla commercializzazione della servizievole signore a batterie sono una vita utile ancora troppo breve della componentistica, che richiederebbe una manutenzione onerosa e una scarsa efficienza nei consumi.
Vorrei chiudere però facendo qualche considerazione sul design. Un robot che si occupa delle faccende di casa potrebbe avere una miriade di forme, tutte completamente differenti da quelle umanoidi. Questa ossessione tutta nipponica per l’emulazione dell’uomo è affascinante, inquietante e inutile contemporaneamente.
Il corpo umano si è evoluto in questa forma perché è risultato il compromesso migliore per sopperire alle nostre esigenze certo, ma la sua forma è anche legata al modo di funzionare delle componenti che lo animano.
Non c’è bisogno di puntualizzare che un robot può sfruttare tecnologie sensoriali e motorie completamente diverse. Non trovate che potrebbero essere sfruttate più efficientemente soltanto in robot con forme e architetture appositamente sviluppate per trarne il massimo vantaggio?
Infine è interessante analizzare il design di questo progetto in particolare, che possiede un busto, una testa e due braccia, ma che mantiene un netto distacco dalla fisionomia di un vero essere umano, quasi a non voler entrare in competizione. Infine, forse mi sbaglio, ma sembrano appena accennate fattezze femminili. Sarà velato maschilismo?