Secondo qualcuno si, lo penso io e lo pensa anche Luca Conti nel finale di questo post. E’ una sensazione che entrambi abbiamo, confortati da alcune evidenze. Ho amici che sono stati completamente risucchiati dal fenomeno della rete, prima e dopo che ci fosse l’esplosione sui media tradizionali, e altri che hanno rallentato le proprie attività online ma su FB sono attivissimi.
Certo, l’altro lato della medaglia c’è ed è molto positivo: dentro a Facebook ci sono persone che con internet hanno poco a che fare (non è presunzione, parlo di persone che conosco ovviamente) e persone che non vedevi o sentivi da anni e che difficilmente avresti potuto ricontattare, che invece sono a portata di click o di ricerca. E quindi?
E quindi il problema se vogliamo diventa: “queste persone sanno cosa c’è fuori da Facebook o no?”. La mia risposta è no, e il corollario è che forse nemmeno gli interessa. D’altronde cosa c’è effettivamente fuori, che non c’è dentro a FB?
- i blog? (ma FB ha le note)
- la posta? (FB ha i messaggi diretti tra utenti)
- twitter? (ha i messaggi di stato)
- flickr? (ha le foto e gli album)
- youtube? (su FB si possono caricare i video)
- gli instant messenger? (c’è la chat testuale)
- i gruppi usenet, o i forum? (i gruppi di Facebook)
Inoltre Facebook ha dentro di sè anche il “male” di internet, ad esempio le catene di sant’antonio che normalmente arrivano per email diventano una sfilza di richieste per unirsi a questa o quella causa o per mandare cioccolatini ai tuoi amici; come nel resto della rete ci sono applicazioni da installare furbe e utili, e altre assolutamente senza senso e perditempo. Internet genera dipendenza, e anche Facebook non scherza, e richiede un tempo di attenzione direttamente proporzionale al numero di amici che si hanno.
Insomma, questo suo essere onnincomprensivo può essere visto in più modi differenti: per l’utente avanzato è una riproposizione di cose già viste, o un aggregatore, per l’utente medio costituisce un punto unico di accesso che può sostituire più o meno egregiamente una ottima parte degli altri servizi, per l’utente alle prime armi rappresenta addirittura un giardino recintato dal quale è difficile uscire: non per imposizione “progettuale” ma per una sorta di implicito senso del “non ti serve altro” che FB un po’ infonde negli utenti.
A questo punto mi pare ovvio addentrami un secondo nelle supposizioni. Dato per assodato che Twitter ha rifiutato 500 milioni di dollari per essere acquisito proprio da Facebook, il business model del sempre più grosso social network genera abbastanza denaro per procedere ad incorporare anche i restanti servizi “concorrenti”? in realtà pensavo di no, dopo aver letto questo post di TechCrunch che ne evidenziava i problemi di gigantismo, ma evidentemente mi sbagliavo. E allora spingendosi verso l’assurdo: visto che Yahoo è in difficoltà e si è già liberata di Kelkoo, Facebook potrebbe acquisire Flickr?
(questo post fa il paio con “Google è internet?” e con la notizia della settimana scorsa che il primo bersaglio di un patent-troll è stato Facebook e non Google, che evidentemente occupa al momento il secondo posto nell’immaginario collettivo).