So che ultimamente mi sono spesso soffermato su potenziali problemi di sicurezza, e che il fatto che siano potenziali pensare a molti di voi che ci sia troppo allarmismo in giro.
Finché una cosa non si fa fisicamente è un problema diverso, “in potenza” appunto”, dal sapere che una cosa si può fare. E molte delle cose che illustriamo vengono direttamente da laboratori universitari, proprio come questo annuncio fatto dalla scuola di ingegneria UCSD Jacobs di San Diego, California: “possiamo duplicare le vostre chiavi di casa anche da sessanta metri di distanza”.
Il cuore del sistema è un software messo a punto dal team del professor Stefan Savage, in grado di riprodurre le fattezze di una chiave da qualsiasi immagine fotografica ad alta risoluzione; non è una novità che alcuni artigiani siano in grado di fare una cosa simile, ma tramite questo software e grazie all’abbassamento dei costi dei sensori moderni, l’operazione potrebbe diventare alla portata di molte più persone, che è facile immaginare non armate di buone intenzioni.
Il professore dice ad esempio che su Flickr è pieno di fotografie potenzialmente utili per questa applicazione, perché la gente sa benissimo che non è una grande idea mettere una foto in cui compare in bella vista la propria carta di credito, mentre non lo pensa di una foto con la propria chiave di casa. Dal mio account flickr, ad esempio, si arriva in un attimo al mio blog personale, e interrogando il whois del dominio al mio indirizzo di casa. Come se non bastasse, durante una conferenza sulla sicurezza due ricercatori hanno mostrato il sistema in azione usando una foto ravvicinata scattata con un cellulare e una foto fatta da lontano con una macchina fotografica.
Il programma, scritto in MatLab e di cui non sono stati resi noti i sorgenti, è capace di calcolare la distanza e la profondità degli incavi che caratterizzano la maggior parte delle chiavi che ci sono in giro, mentre il vero cuore del sistema è un pezzo di software chiamato “Sneaky” che normalizza il punto di vista di ripresa dati manualmente 4 o 5 punti chiave. In questo modo ogni pixel della foto ha una distanza calcolata e Sneaky può ruotare l’immagine fino a un punto che può andare bene a MatLab. Il resto a quel punto è abbastanza semplice. Per dimostrarvi le potenzialità del software ho preso le immagini che corredano l’articolo originale, relative a un esperimento con chiavi a una distanza di sessanta metri: quella in apertura rappresenta il tavolino sul quale erano appoggiate le chiavi, questa sotto il punto di ripresa della foto. Non è la foto scattata, ma il punto di ripresa; la foto è fatta con un teleobiettivo.