Nabaztag, il coniglio wifi di cui abbiamo parlato al momento del suo lancio, è stato condannato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a pagare una multa di 50.000 Euro per pubblicità ingannevole.
E’ stata accolta la segnalazione dell’associazione Altroconsumo che ha riscontrato come il robot della Violet non sia in grado di rispondere ai comandi vocali in italiano, né di “fiutare” gli oggetti.
La prima carenza è dovuta alla mancanza di un software, per stessa ammissione della società produttrice del Nabaztag, sino a maggio 2008, data in cui quel software è stato realizzato. Purtroppo però questo software ha rivelato delle incompatibilità, per cui la situazione degli utenti non si è modificata.
La possibilità di riconoscere gli oggetti, grazie a etichette RFID , invece, semplicemente non è data perché la commercializzazione di quel tipo di etichette è stata annunciata solo a settembre di quest’anno, in occasione del salone dell’elettronica, IFA, in Germania.
Un boccone amaro per la società d’oltralpe, che in Italia ha venduto, nell’anno in corso 488 conigli wifi.
Nella motivazione del Garante che accoglie le richieste dell’associazione dei consumatori mi è balzato agli occhi questo passaggio:
Con riguardo alla gravità della violazione, occorre osservare che la fattispecie in esame ha avuto un significativo impatto, in quanto la pratica si è realizzata attraverso la diffusione di un messaggio a mezzo internet, suscettibile di aver raggiunto un numero considerevole di consumatori.
Dobbiamo presupporre che il Garante sappia che sia possibile misurare con miglior grado di approssimazione, il numero di visitatori del sito. Chissà se e come sarebbe cambiato l’importo della multa, se si fosse proceduto ad un riscontro quantitativo più puntuale dei visitatori del sito. Gli sarebbe costato di più o di meno, l’errore commesso?