Negli USA, la uscente amministrazione repubblicana passerà alla storia sì, ma non per i motivi che alcune recenti adulazioni echeggiano: piuttosto – fra le altre cose – per aver segnato uno dei capitoli più discussi dell’evoluzione nel rapporto legale fra creatori e fruitori di contenuti protetti, alias Digital Millennium Copyright Act, per gli amici DMCA.
Proprio sulla campagna elettorale del candidato repubblicano si è riverberato uno degli aspetti più discussi del DMCA, ossia la possibilità per un detentore di diritti su un contenuto di richiedere l’immediata rimozione di quel contenuto nel caso in cui esso venga inserito in un contesto che il detentore ritiene infranga le relative condizioni d’uso.
Il contenuto oggetto del contendere è per l’appunto un video postato dallo staff di McCain sul portale video di Google, in cui sono montati tre spezzoni distinti, che la CBS – titolare dei diritti dell’ultimo spezzone – appellandosi al DMCA, ha ottenuto di rimuovere.
Lo staff del candidato repubblicano, appellandosi al fair use, ne ha quindi chiesto – invano – il reinserimento. Ma siamo certi che dietro ogni polemica in nome del fair use si celino le migliori intenzioni?
Nel video menzionato, il primo spezzone è quello in cui l’integerrima Palin scherza sulla differenza tra un pitbull e una “hockey mom”, che consisterebbe nel rossetto.
Nel secondo c’è Obama che ripete l’ormai celebre frase “puoi mettere il rossetto a un maiale ma sempre maiale resta”.
Nel terzo c’è la frase di una anchor-woman della CBS – parte terza rispetto alla campagna elettorale – che afferma: “Una delle grandi lezioni di questa campagna è il ripetuto ed accettato ruolo del sessismo nella vita americana”.
Come potete intuire sono tre spezzoni che, ciascuno nel proprio contesto, possono significare qualunque cosa, ma che rimontati in quella sequenza trasmettono un messaggio ben preciso: Obama è un sessista, lo dice anche la CBS.
La CBS ha immediatamente richiesto la rimozione del video da YouTube tramite lo strumento ad hoc messole a disposizione dal DMCA, motivando la richiesta con l’assoluta terzietà, di CBS e della giornalista autrice della frase con cui si conclude il video, rispetto alla campagna elettorale in corso.
“Qualunque uso di personale CBS in pubblicità politica che suggerisca [il coinvolgimento della CBS a favore di un candidato] è ingannevole”, è il commento della giornalista interessata.
Come ricordato, lo staff di McCain ha fatto senza successo pressione su YouTube affinché ripristinasse il video, in base al concetto di fair use.
Tutti sanno che contro il DMCA si sono scatenati vigorosissime polemiche, e non è una difesa d’ufficio quella che m’appresto a fare. Una legislazione che azzera il concetto di fair use costruisce una minaccia straordinaria per un medium come Internet, il quale vive di contaminazioni, collegamenti, citazioni – ahimè spesso copia&incolla – ma anche per la ricerca scientifica in senso lato.
Tuttavia casi in odore di manipolazione e mistificazione, meritano di essere passati sotto la lente d’ingrandimento e richiedono strumenti legislativi che tutelino gli autori da chi intenda strumentalizzarne le parole ai propri fini di parte.
In questo caso specifico le parole della anchor-woman di CBS, che riflettono una sua attenzione di lungo corso verso il problema del sessismo nella politica, rappresentano una totale estrapolazione dal contesto, una forzatura di contenuti e di metodo.
Il problema è molto affine a quello su cui riflettevo qualche giorno fa, ma qui si presenta con una sfumatura: piuttosto che sfruttare opinioni sparse sulla rete per costruire delle verità di cartapesta, in questo caso si è compiuto un cosciente lavoro di decontestualizzazione delle parole di un soggetto terzo, cui si attribuisce imparzialità, al fine di screditare l’avversario politico.
Secondo la stessa logica, estrapolando frasi da questo post, qualcuno domani potrebbe decidere di annoverare me fra i più accaniti sostenitori del DMCA.
In conclusione, contro la manipolazione non dovrebbe esserci fair use che tenga – l’uso manipolatorio stesso non è “fair” per definizione – ma, in assenza di provvedimenti legali ad hoc, in grado di bloccare queste “furbate”, ben venga anche il DMCA.