Leggo con interesse su Punto Informatico che il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) cerca 142 ricercatori “giovani e motivati” all’interno di una più strutturata iniziativa chiamata “Mind in Italy ”, che mira a frenare la fuga di cervelli dall’Italia.
I 142 posti si dividono in contratti di lavoro a tempo determinato, assegni di ricerca, proposte di dottorato e borse di studio per un investimento complessivo di 40 milioni di euro.
Confesso di apprezzare i buoni propositi del CNR, ma ci vuole davvero di più e il CNR, purtroppo, può fare ben poco. A mio avviso un giovane talento deve cercare fortuna all’estero, prima di tutto per il rispetto che deve a sé stesso, anzichè restare in Italia a farsi umiliare e vedere offeso il proprio lavoro giorno dopo giorno.
Come noto, infatti, la ricerca in Italia “gode” di pochissimi fondi e i pochi che arrivano sono quasi sempre distribuiti con logiche politiche, quasi mai cercando il vero merito e le persone che possono davvero produrre valore.
A ciò si aggiunge un Paese in cui non c’è cultura dell’innovazione, poco fertile dal punto di vista intellettuale in cui si fa fatica a confrontarsi con menti di eccellenza. Come noto perchè le idee si ingrandiscano è fondamentale che si confrontino con altre idee, assenti in Italia.
Insomma, potendoselo permettere la fuga è la strada migliore per vedere riconosciuta la propria professionalità, ricevere una sostanziosa e meritata retribuzione economica e confrontarsi ogni giorno con i migliori cervelli, in un ambiente di facilita l’innovazione e guarda con entusiasmo al futuro.