La psiche umana è abbastanza strana, la studiano da anni ma non si sa se finiremo mai di conoscerla; spesso le reazioni a determinati fatti sono assolutamente senza senso, imprevedibili, e nemmeno la ragione può nulla. Per esempio, come reagiremmo se ci dicessero che dal mese prossimo avremo un tetto massimo di Gigabyte sulla connessione di casa? Io per primo mi straccerei le vesti, e sono pronto a giurare che molti di voi farebbero altrettanto. Succede in America, Texas, e vale la pena di ragionarci un pochino sopra.
Time Warner Cable sta per introdurre questo tipo di limiti nelle connessioni broadband della città di Beaumont, in Texas, con barriere che vanno dai 5 ai 40 Gb mensili, e al costo di 1$ per ogni giga in eccedenza. Tempo fa Comcast, altro grosso provider, aveva detto che avrebbe abbassato la priorità dei pacchetti inviati dai proprio “heavy user” in modo da rallentargli la connessione e decongestionare le reti a vantaggio di tutti, ma era stata bloccata dall’autorità americana per le telecomunicazioni, con grande sollievo di molti utenti. In quel caso si trattava infatti di discriminazione, nel caso di time Warner invece temo si potrà fare ben poco, poiché è solo una modifica dei termini contrattuali. O così o niente, insomma.
Ovviamente una parte degli utenti sta migrando verso un nuovo operatore, ma la cosa potrebbe allargarsi e coinvolgere tutti, o almeno tutti i grandi provider. Qualcuno addossa la colpa agli scaricatori folli, qualcun altro alla diffusione dei servizi ad alto contenuto aggiunto come Hulu o Youtube, in cui la banda necessaria non è un fattore secondario. Ma d’altronde, se io passassi tutto il giorno a vedere filmati su Youtube che male farei? Se volessi inviare a mia sorella dall’altro capo del paese il filmino del nipote alla spiaggia senza compressione o le 700 foto del viaggio di nozze in RAW, che male farei?
Secondo i dati di Time Warner, la grande maggioranza dei clienti non si accorgerà nemmeno di questa modifica, poiché genera traffico mensile molto inferiore ai limiti, mentre ci sono pochi utenti (circa il 5%) che “abusano” anche per tutti gli altri. La sostanza del problema è che i provider vendono le connessioni in overbooking, come i posti sugli aeroplani, ovvero vendono più banda di quanta ne abbiano contando sul fatto che difficilmente tutti gli utenti la useranno tutta contemporaneamente. E d’altronde eliminare questo problema alla radice, diciamo per legge, porterebbe ad avere una struttura dimensionata con precisione, ma molto spesso inutilizzata, e i costi lieviterebbero ricadendo sull’utente.
E allora? Sono forse d’accordo con la soluzione Time Warner? No, decisamente no. Come dicevo in apertura, la psiche umana è strana: credo di essere un utente che non si accorgerebbe neppure se imponessero dei limiti – sensati – sulla sua ADSL di casa, sono un heavy user perché passo molto tempo su Internet, non perché consumo tonnellate di banda. Però se domani mettessero il limite mi sentirei lo stesso a disagio, credo che cercherei alternative. Ve lo dice uno che sta cercando un’offerta per Internet mobile senza successo per via delle limitazioni sul traffico, anche sapendo che non le sorpasserà mai.
La mia idea sarebbe quella di permettere ai provider di imporre limitazioni, se hanno i loro motivi, ma di farle cumulative: se ogni mese posso fare traffico per 5 Gb, mi può stare bene. Però se ne faccio solo uno, il mese dopo posso farne 9 senza problemi, e così via. Se questa fosse una regola universale, anche per le offerte mobili, penso che si salverebbero capra e cavoli, anzi potrebbe addirittura risultare un’offerta più appetibile per molte persone. Oppure voi occupate il 100% della banda per 24 ore al giorno?