Secondo appuntamento con la rubrica Videodrome – ai confini del video; dopo aver parlato, la settimana scorsa, di schermi di proiezione, poniamo l’attenzione su uno degli argomenti che da sempre interessano il mondo del video e del film-making: pellicola o digitale?
Lasciando stare, per il momento (lo riprenderemo in seguito), il formato HD, vorrei, partendo da questo post e proseguendo in più “puntate”, spiegare a grandi linee le maggiori differenze che intercorrono tra il formato video digitale e la pellicola, dicotomia fondamentale della cinematografia mondiale, che interessa qualsiasi produzione filmica fin dal primo momento. In cosa giriamo: pellicola o video?
La scelta di un determinato formato nel cinema, è sempre dettata da diversi fattori che vanno dal costo, alla qualità, agli effetti visivi, al peso. I benefici e i risultati sono ovviamente diverse se viene utilizzato un formato o l’altro, a volte alcuni film utilizzano mix di vari formati per amplificare e delineare (con efficacia) drammaticamente alcuni sequenze filmiche.
Nel complesso comunque, le scuole di pensiero sono più o meno 3: i puristi, che mettono sempre e comunque la pellicola al primo posto; i contemporanei, che considerano la pellicola vecchia ed obsoleta; i combinatori, che mixano insieme i due formati o saltano da uno all’altro, in diversi film, con estrema facilità.
Ovviamente non esiste il “formato migliore”, e la decisione ultima sul formato da adottare dipende sempre e comunque dal filmmaker o produttore del film, per assecondare determinate scelte stilistiche, obiettivi distributivi (cinema, televisione, home video), budget, attrezzatura disponibile, abilità personali.
Alcune delle pellicole più usate: 8 mm, super 8, 16 mm, super 16, 35 mm.
Alcuni dei formati video più usati: DV, DVcam, Digi Beta.
Sulla pellicola le immagini vengono catturate meccanicamente frame dopo frame ad una velocità di 24 frame al secondo (per il cinema, la televisione invece viaggia a 25 frame al secondo), la luce si “mescola” con l’emulsione chimica per produrre l’immagine. Il video dal canto suo lavora con un sensore, solitamente CCD (di formato professionale le camere a 3 CCD), che cattura la luce su una griglia a coordinate X e Y o a strati disposti a sandwich.
I fattori video che rendono la pellicola diversa dal digitale sono; l’esposizione, il motion blur e la risoluzione. Analizzandoli, sperimentando e lavorando con valori diversi su tutti e tre, si possono comprendere quali sono le principali differenze:
L’esposizione: influenza contrasto e dettagli.
Motion blur: “sfocamento” di immagini in movimento, mancanza di nitidezza.
Risoluzione: risoluzione dell’immagine, compressione.
Altro elemento critico è il prezzo, se per 6 euro si possono comprare cassette mini-DV da 60 min. di buona qualità (si sale sensibilmente per le DV-Cam), per acquistare 60 min. di pellicola, anche da 16 millimetri senza scomodare la 35, servono almeno 500 euro senza contare sviluppo e stampa.
Inoltre la facilità di utilizzo è sicuramente a favore del video e, sempre rigurado ai costi, il montaggio risulta più immediato ed economico se fatto da digitale in digitale. In postproduzione, per montare un film girato in pellicola (dimenticandoci dei banchi di montaggio analogico ancora tanto cari a Tinto Brass), bisogna infatti prima versare le immagini in digitale usando il telecinema per poi poterle elaborare con software di video-editing: Avid, Final Cut, Premiere Pro tra i più popolari e professionali.
Alla prossima settimana con informazioni più dettagliate sul formato PELLICOLA.