Mi rendo conto di stare per scrivere un post assolutamente impopolare.
Sarà che da sempre sono allergico alle mode, sarà che ho la presunzione di pensare che “io c’ero” praticamente nella notte dei tempi, che ho realizzato il mio primo sito commerciale prima del “Web Big Bang,” prima della Dot-com Bubble, quando l’elenco dei siti del mondo intiero era racchiuso in un libricino che compravi in edicola.
Sarà questo e sarà pure l’età, che ti porta a vedere le cose sotto una luce diversa – specie se trattasi di tendenze, di “ultime novità” che infervorano i più e che, anzi, che intrippano tutto il mondo – ecco che tendo ad essere diffidente o quantomeno riflessivo quando tutti attorno a me si galvanizzano che manco fossero arrivati finalmente i Visitors.
In merito al tanto acclamato Web 2.0 mi sono costruito una serie di opinioni – come ho già detto, un peletto in controtendenza – che esporrò subito non prima di aver dato una definizione dell’oggetto in questione.
Mi aiuto con Wikipedia, che riassumo:
- Siti veloci, dinamci semplici da utilizzare
- Leggibili, scritti in nero su bianco e senza inutili fronzoli grafici
- Caratterizzati da elementi di “social networking”, ovvero con gli utenti che possono linkarsi e/o socializzare tra di loro
- Che permettono a tutti gli utenti di contribuire, di partecipare, di arricchire il contenuto del sito stesso.
Wikipedia è un fulgido esempio di questa definizione, ma anche i vari YouTube, FlickR e così via.
In tre passi semplici ti crei il tuo spazio, uppi i tuoi contenuti, gli altri utenti ti visitano, ti linkano e lasciano commenti.
Bello rapido e veloce.
Ma torniamo ai primi anni ’00 e permetteremi di raccontarvi una cosa:
in quel periodo mi occupavo di NGI, una community di NetGamer, e ci venne l’idea (mnaco troppo brillante in realtà) di lanciare il nostro Magazine, NGI Magazine (banalmente).
Alcuni dei ragazzi (in realtà videogiocatori appassionati che erano comunque parte della community) inserivano le recensioni dei videogiochi con voti, screenshot e quant’altro. Il resto degli utenti poteva: uppare la propria recensione, le proprie immagini, commentare, votare, linkare, ecc.
In questo modo si generava uno scibile di tutti i pareri di quei netgamer che avevano la voglia di contribuire, in modo di avere una sorta di responso globale su quel tal gioco; un parere multiforme espresso direttamente da chi il gioco lo giocava.
Tutto chiaro ? Ecco, quel sito che realizzammo mi pare nel 1999 era Web 2.0? Eravamo così avanti ?
Eppure gli elementi c’erano tutti: tutti contribuivano, tutti potevano dire la loro, ecc.
Ah no, mancano delle cose:
- Non era scritto nero su bianco. Ma era molto grafico, pieno di immagini e tutto colorato.
- Non aveva un nome incomprensibile !!! Doveva chiamarsi tipo NGI MagR, o quant’altro e SOPRATTUTTO non doveva avere il www davanti (che fa tanto old fashion); doveva essere una cosa tipo http://ngimagzR.it
- Ah no, manca la cosa più importante: non c’erano i video. Specie quelli autoprodotti. Ma erano tempi grigi e al massimo navigavamo tutti in ISDN a 128Kbs.
Passiamo quindi alla formulazione del primo enunciato:
Prima era “Community” ed ora è “Web 2.0”
In quegli anni “andava tanto” la community. E per “andava” intendo che era quello che dovevi dire ai centri media per essere inserito in un qualche panel. Se il tuo sito non era una “community” non ti si filava nessuno. Allora andavi da quei signori e dicevi “guardate qui !! abbiamo la chat e il forum !! Siamo una community !!”.
(Per completezza storica si deve sapere che prima di “community” c’era “portale”)
Ma andiamo alla formulaizone del secondo enunciato:
Il Web 2.0 è la riscossa dei Programmatori sui Grafici
Agli inizi il web era appannaggio unico ed esclusivo dei Programmatori.
Se non avevi un minimo di preparazione era abbastanza difficilotto mettere su un sito, sopratutto se lo volevi “interattivo”.
In quegli anni i programmatori ci hanno marciato un bel po’ e i siti erano sì funzionali ma “bruttarelli”.
Poi, con un colpo di mano che pareva un’operazione bulgara, è arrivato il Flash e i suoi derivati, e i siti web sono diventati grafici, sonori e interattivi. Parevano dei flipper.
E pian pianino i Programmatori si sono visti soffiare dalle mani lo Scettro dello Scibile.
Oramai un sito senza almeno una intro Flash non veniva manco più considerato.
Poi il software di Adobe è diventato ancora più potente e scriptabile, e i Programmatori sono stati definitivamente scalzati dal trono.
Ma ora c’è il Web 2.0, che deve essere geniale, tecnologico ma semplice da usare.
Quindi belle idee e ben programmate, della grafica – quantomeno di quella estrema – chi se ne frega.
I Programmatori stanno ritornando ad impossessarsi del web.
È l’ora dell’ultimo enunciato:
Il Web 2.0 non è il male, anzi
Che uno potrebbe dire “ma hai sparato a zero su tutto e ora te ne esci con ‘sta cosa ?”.
Vero. Ma devo riconoscere che tutto questo parlare (anche un po’ parlarsi addosso, me lo si passi) e tutto ‘sto can can stanno portando nuovi utenti sul web, e li stanno portando nella maniera “giusta”. Persone che prima mi dicevano “va beh.. vado su internet, navigo e poi?” ora hanno le loro foto sul tal servizio, i loro video delle vacanze su quell’altro e cominciano ad interessarsi a cose che prima non avrebbero mai considerato.
Forse la chiave di volta è questa: le “community” tendevano ad essere chiuse e a mettere dei paletti di ingresso anche enormi a chi voleva entrare.
Questo “Web 2.0” invece, pare di tutti.