In Novembre Ford metterà in vendita la nuova Fiesta Econetics, un’auto che alle ottime dotazioni di serie, aggiunge un consumo dichiarato di circa 28 Km/l ed emissioni di CO2 pari a 98 g/km. Negli USA, dove la pressione petrolifera miete ormai numerose vittime fra gli utenti di SUV da 4 Km/l, l’auto non verrà però importata. Il motivo? È diesel.
La questione solleva riflessioni interessanti sulle differenze fra i mercati automobilistici europeo e statunitense.
Innanzitutto il pubblico americano nutre pochissima simpatia per veicoli le cui emissioni ricordano quelle dei camion. La rivoluzione del diesel negli USA non è avvenuta nei termini in cui c’è stata per esempio in Italia, per il semplice motivo che il prezzo al litro del gasolio è sempre stato gravato da una sovrattassa legata all’uso commerciale.
Poco importa se le evoluzioni più recenti delle auto diesel, oltre a consumi quasi irrisori, consentono un bassissimo livello di emissioni – sempre che la CO2 rappresenti un indicatore significativo.
Negli USA ormai, eco-friendly è sinonimo di auto ibrida, come dimostrato dal prezzo di una Prius: 24.000 dollari contro i 26.000 € (pari a $ 36.700 circa) che costa in Italia. La nuova Fiesta, in ragione della scarsa simpatia del mercato nei confronti di soluzioni diesel, finirebbe per costare nientepopodimenoche $ 25.700, più di una Prius, mentre in Europa le auto sue concorrenti orbitano nella fascia di prezzo 13/15.000 €.
Poco importa che, dati alla mano, le emissioni di CO2 e i consumi della Fiesta siano inferiori a quelli della Prius. L’orientamento del mercato è per adesso stabilmente contrario al diesel ed entusiasta riguardo la tecnologia ibrida, anche se le strategie di alcuni giganti orientali sembrano indicare prima o poi l’apertura di una stagione del diesel anche oltreoceano.
C’è solo da augurarsi che dopo qualche mese non siano costretti a correre ai ripari con l’ecopass…
Fonte: BusinessWeek