Mentre qui fuori imperversa la più ruspante edizione delle selezioni per Miss Italia che abbia mai visto, con tanto di paffute candidate coperte da pudichi e quantomai appropriati veli bianchi, il vostro reporter dal passato indomitamente siede davanti alla tastiera, per raccontarvi un nuovo episodio della scoppiettante rubrica dedicata alla nostalgia informatica.
Interrompiamo temporaneamente la serie dedicata ai sistemi vintage per trattare un gioco che ha segnato la storia dell’industria videoludica e costretto milioni di giocatori – compreso, ovviamente, il sottoscritto – davanti al monitor per innumerevoli ore. Parliamo di Dungeon Master, forse il più premiato RPG di tutti i tempi, quasi sicuramente il primo a supportare una modalità di gioco in real time anziché un sistema basato sui turni.
Partorito dalla FTL (acronimo di Faster Than Light), una delle tante gloriose software house cadute sotto la pressione dei nascenti colossi negli anni ’90, Dungeon Master debuttò nel 1987 su Atari ST, per poi essere portato su una serie di altre piattaforme fra cui Amiga (con l’espansione), X68000, Apple II, FM Towns, PC.
Il gioco si svolge in una prospettiva tridimensionale, accompagnata da una serie di pannelli laterali utili per gestire l’organizzazione del gruppo – un party di 4 personaggi da scegliere all’inizio del gioco fra molti disponibili – gli incantesimi e il movimento.
La missione del gioco – la cui trama fu partorita da Nancy Holder, in seguito autrice degli script di Buffy the vampire slayer e Smallville – è sfidare Lord Chaos, un boss mostruosamente coriaceo che pianifica la conquista del mondo, andandosene a spasso per un dungeon di 13 livelli più uno (quello in cui si scelgono i personaggi), arredato di oggetti magici di ogni tipo e, manco a dirlo, centinaia di creature ostili.
Varcato l’ingresso, che si chiude subito alle spalle del giocatore, tocca quindi scegliere i 4 personaggi, fra 24 differenti per classe, equipaggiamento, caratteristiche fisiche e skill. La scelta solitamente ricade su un paio di guerrieri ignoranti, capaci di picchiare come fabbri in prima linea, accompagnati da due esperti di magia nelle retrovie.
I personaggi possono essere resuscitati, mantenendo skill e caratteristiche invariate, o piuttosto reincarnati, con caratteristiche migliori e skill azzerate. Partendo dalle caratteristiche, è infatti tecnicamente possibile evolvere qualunque personaggio verso gli skill desiderati, con la sola pratica. Non è che si possa facilmente far arrivare Halk (uno dei guerrieri più tosti) a rivaleggiare con Chani (una delle maghe più toste) nelle arti magiche, né vicecersa, beninteso.
Unico limite rispetto ai potenzialmente illimitati progressi ottenibili con l’allenamento, è il cibo: i personaggi devono bere e mangiare a intervalli regolari, pena la morte. Nulla di meglio che portarsi in una zona popolata da mostri “potabili” e prossima a una fontana, passare quindi ore a lanciare oggetti, bastonare tutto quel che si muove e lanciare incantesimi, per vedere skill e caratteristiche dei personaggi aumentare.
Un passatempo noioso direte, ma assolutamente indispensabile: Dungeon Master è tosto fino ad essere frustrante, e se ciò non bastasse, si svolge in mappe complesse, piene di trappole, passaggi e livelli segreti ed enigmi che farebbero la felicità di Bartezzaghi.
Con l’andare avanti dei livelli arrivano mostri capaci di bastonare, avvelenare – guai a non avere una pozione pronta sotto mano – e perfino cuocere il party con una sola fireball, per arrivare infine al buon Lord Chaos, che lancia incantesimi al massimo livello di potenza e può essere eliminato solo se prima si riesce a rinchiuderlo in una gabbia magica, la Flux Cage – ringrazio ancora K per la dritta!
Merita una menzione lo straordinario sistema d’incantesimi, composto da 4 serie di 6 simboli, dove le serie identificano rispettivamente il livello di potenza, l’influenza elementale, la forma e la classe. Ecco quindi che il fuoco può essere modellato in una fireball, usato per fare luce magica o per creare uno scudo attorno al party, il tutto con un’efficacia e un dispendio di mana proporzionate al primo simbolo di potenza scelto.
Lo spessore della trama, la difficoltà leggendaria, il sistema di gioco innovativo e l’atmosfera cupa e tenebrosa, fanno di Dungeon Master un capolavoro senza tempo, che nemmeno i sequel e gli innumerevoli omologhi – Eye of the Beholder e Ultima Underworld per citarne due – sono riusciti ad eguagliare nella mia memoria di videogamer.
In tempo di console superdotate, grafica fotorealistica e alta definizione, gli ingredienti che hanno fatto grande DM sono ancora quelli essenziali per distinguere un videogame che resta nella storia da uno dei tanti pronti per il sempre più popolato dimenticatoio videoludico.
Se siete arrivati fino a qui, non perdetevi la straordinaria Dungeon Master Encyclopaedia, con tonnellate d’informazioni, mappe, trucchi e soprattutto versioni del mitico capolavoro della FTL giocabili su computer moderni.