Atom è un prodotto “che la maggior parte di noi non prenderebbe in considerazione“. Sono queste le parole di Paul Otellini, CEO di Intel, a proposito della punta di diamante con cui Intel cerca di affermarsi – per buona parte a spese di ARM – nel mercato ultramobile ed embedded.
Un processore, Atom, capace – se lo dice Otellini c’è da crederci – di prestazioni pari a un terzo di un Centrino. Un prodotto che, come rimarca Paul Hales di The Inquirer, potrebbe far scoprire a qualcuno che dopotutto, per usare le solite quattro applicazioni, non serve devolvere mezzo stipendio a costosi notebook Centrino 2 o a sistemi desktop che da tempo vedono CPU dual core vicine ai 3Ghz come entry level.
Se non fosse stato per la resistenza di Windows XP alle numerose “iniezioni letali”, forse Otellini non avrebbe avuto bisogno di una simile, goffa caduta di stile.
Il mondo sarebbe stato perfetto: milioni di clienti a buttar soldi sugli ultimi chip disponibili per tener dietro agli irragionevoli requisiti hardware di Vista, il nascente segmento dei netbook a poco prezzo che diviene una nicchia – magari importante ma sigillata dal mondo notebook – in cui dominano OS che la larga parte degli utenti identifica più col Sapientino del figlio che con qualcosa di simile a Windows.
Qualcosa però va storto: l’indice di gradimento di Vista non decolla, Windows XP viene reclamato a gran voce da utenti privati e corporate. I netbook divengono oggetto degli smanettamenti più feroci e per prima cosa ci si infila dentro Windows XP, col suo codazzo di applicazioni che assorbono il 90% del tempo passato al PC da una gran fetta dell’utenza.
Col software che non riesce a convincere ad aggiornare l’hardware, il trucco della corsa al rialzo s’inceppa. Con SW vecchio, funziona anche l’hardware destinato a segmenti più economici, che tra l’altro consuma, scalda e ingombra poco.
Diventa chiaro che il netbook è molto più di un grazioso oggettino in plastica: col netbook – Celeron 900 o Atom 1.6Ghz, poco importa – si può anche lavorare. Se ne accorge il sottoscritto, che col PC fisso temporaneamente tostato, attacca per un paio di settimane l’eee PC al 19″, arrivando presto a non accorgersi della differenza fra il suo ingombrante full tower e quel cosetto bianco che consuma quanto l’adattatore SCSI PCI.
Da sempre il marketing delle grandi aziende lavora a pieno ritmo per costruire compartimenti stagni fra segmenti di prodotti in realtà molto più simili fra loro di quanto non ci raccontino. Si chiama posizionamento, serve per indirizzare ogni utente verso la scelta più adatta alle sue esigenze, e possibilmente più lucrativa per l’azienda.
Atom, venuto alla luce per occupare il segmento ultramobile ed embedded, non è – per ora – riuscito a tuffarsi nel terreno dominato da ARM, ed è quindi fra i PC che oggi nuota, togliendo spazio al più costoso Centrino. Questo lo rende un pericoloso pungolo per tanti che forse già da tempo s’interrogano sul reale senso di questa corsa al rialzo fra hardware sempre più pompati e software sempre più esigenti.
Se fossi in Otellini mi sbrigherei a congelare l’Atom dual core.