Proprio ieri il buon Stefano vi proponeva nelle pagine di questo blog l’imbarcazione che si autoalimenta dal moto ondoso. Le onde sono un’immensa fonte di energia, grande come il mare, che si infrange sulle nostre coste fin dalla notte dei tempi ed era ora che qualcuno si accorgesse della sua esistenza.
Negli ultimi anni sono stati inventati diversi sistemi per sottrarre tale forza al mare, anche se fin’ora il numero di impianti costruiti non è molto incoraggiante.
Sono poi allo studio nuove soluzioni che puntano ad un’efficienza di funzionamento più alta. Riuscirà il mare alla fine a conquistare una fetta importante del mercato energetico?
Tra tutti, quello che sicuramente ha riscosso più successo, si chiama Pelamis Wave Energy Converter. Sono dei lunghi serpentoni di metallo galleggianti. Sono composti da segmenti rigidi, legati tra loro tramite giunti mobili. Posti più o meno perpendicolarmente rispetto alla costa oscillano sulle onde, e grazie agli snodi collegati a dei generatori, ad ogni onda producono corrente elettrica. Ogni “serpentone” produce ben 750 kWatt.
Attualmente esistono due impianti di questo tipo: il primo è stato costruito in Portogallo, il secondo a nord della Scozia, e ve ne è un terzo in via di realizzazione in Conrnovaglia, a sud-ovest dell’Inghilterra, che sarà pronto nel 2009.
Interessante anche un nuovo progetto, denominato Anaconda, sviluppato dalla Atkins Global. Come si capisce dal nome anche quest’idea evoca la forma e il movimento di un serpente ma concettualmente è molto diverso. Il tutto è composto da un tubo di gomma cavo, riempito semplicemente di acqua, con un generatore ad una estremità. Il moto delle onde, muovendo il tubo, crea delle oscillazioni dell’acqua presente all’interno.
Tali oscilazioni percorrono tutta la guaina fino ad arrivare all’estremità dove un generatore viene colpito dall’energia cinetica generata lungo il corpo del “serpente”. I primi studi hanno dato buoni risultati, lasciando supporre una resa di 1 MWatt nel progetto finito. Altri importanti vantaggi sono la costruzione semplice e uno scarso uso di metalli, i quali devono fare i conti con l’ossidazione, oltre alla possibilità di alloggiare l’impianto a diversi metri di profondità, perdendo in questo modo un po’ di efficacia ma permettendo il traffico marittimo.
Il mare può fornire una quantità smisurata di energia, venendo incontro anche alle esigenze urbanistiche delle città costiere. Le scogliere, spesso realizzate davanti ai centri abitati che danno sul mare, per cercare di frenare l’erosione, spesso invano, potrebbero essere sostituite da qualche impianto di produzione di energia, in modo da smorzare la forza erosiva del mare.
Esiste un progetto, anche questo britannico e ancora non commercializzato, che si prefigge esattamente questo scopo. Si chiama Wave Dragon ed è in sostanza una piattaforma che raccoglie le onde in una vasca, i cui bordi sono leggermente più in alto del livello del mare. Quando la vasca è piena, il livello dell’acqua è più alto rispetto a quello de mare circostante, quindi l’acqua defluisce attraverso il fondo, nel quale è posizionata una turbina che genera energia. L’animazione seguente è più esaustiva di mille parole.
La nota dolente però, arriva dal fatto che l’Italia è circondata da un mare chiuso che non è in grado di regalarci le onde grandi e potenti di un oceano, ma questo non vuol dire che non vi siano margini di sfruttamento.