Quando un amico mi ha detto di aver sentito ad un telegiornale che da Internet si possono scaricare file mp3 “droganti” non riuscivo a credergli. Non solo non potevo credere che alcuni suoni potessero avere effetti di alterazione della psiche, ma soprattutto non volevo credere che la notizia, pardon, la bufala, fosse stata diffusa anche tramite un telegiornale nazionale.
Quando, poco dopo, ho ascoltato anche io la notizia al Tg3 nazionale, con tanto di intervista ad un ufficiale della Finanza che dissertava delle implicazioni legali e sociali di questo fenomeno, non sapevo se ridere o piangere.
La tecno-bufala non è una novità, e questa opportunità era troppo ghiotta. Un’altra occasione per presentare il mondo del web a tinte fosche, universo parallelo di pedofili, ladri telematici e ora anche drogati. Vai, chi più ne ha più ne metta, in barba alla regola numero uno del giornalismo: verificare delle fonti.
Io non sono un giornalista, quindi per dire che la storia degli mp3 droganti è un bufala, mi fido di Paolo Attivissimo, che è molto esperto in materia di leggende metropolitane che si diffondono online; invece un giornalista avrebbe il dovere di verificare personalmente se l’informazione che sta dando è attendibile, altrimenti riportarla come un “si dice”.
Quindi mi chiedo, visto che la notizia è stata data per certa, chi è quel giornalista che si è sballato con l’ipod?
[photo credit: corsin]