Sicuramente non capita tutti i giorni di vedere nascere sulla rete iniziative come quelle di RiflettoTV: un’interfaccia semplice e funzionale, tanti contenuti (anche in HD) e… tutto gratis. Non a caso in molti si sono trovati spiazzati di fronte a tanta grazia, che ha suscitato forti perplessità ma anche grandi entusiasmi.
A me ha suscitato forti perplessità. Sin da bambino mi sono sempre chiesto come funzionano le cose, tant’è che il mio divertimento era smontare, non usare, i giocattoli. Nel caso di RiflettoTV questa domanda era quasi d’obbligo, in quando vi erano molteplici indizi che facevano storcere il naso.
Alcuni di questi di natura politica: in Italia la vecchia e patetica gestione del diritto d’autore mal si sposa con simili iniziative, al punto di renderle, di fatto, insostenibili. Altri pratici: su un qualsiasi sito ci si aspetta di trovare un “chi siamo”, un “contattaci”, o per lo meno l’obbligatoria partita IVA; invece niente, nessun riferimento.
Per non parlare ovviamente del business model. Come può pensare un’attività del genere di reggersi in piedi? Con la pubblicità? Se basta – e non basta – sì, ma su RiflettoTV non ce n’era, così come mancava, incredibile, una pagina di informazioni, un link, un indirizzo email per chi fosse stato interessato. Con la vendita dei contenuti? Un po’ in ritardo su Fastweb e Telecom, tanto per dirne due di poco conto.
Ma il colmo lo si è raggiunto nella scelta dei contenuti. Sono stati difatti proposti, senza alcun ritegno, film appena usciti al botteghino o – qui c’è della genialità – addirittura ancora in proiezione nelle sale (qualcuno ha detto Ratatouille?). Questo passaggio è stato per me illuminante. Ho capito che il loro concorrente non era Mediaset, Fastweb o Telecom ma eMule.
Inutile aggiungere come il primo sequestro, effettuato dal Nucleo Polizia Tributaria di Milano a metà maggio, lo si poteva anche prevedere. Ma la voglia di stupire dello staff di RiflettoTV è andata oltre. A seguito di questo “incidente di percorso” hanno difatti formulato le pubbliche scuse per il problema occorso, asserendo che a monte vi era una leggerezza commessa nell’interpretazione di norme e sentenze da parte della dirigenza, e che il servizio sarebbe stato ripristinato seppur con un nuovo nome (e quindi sotto un altro dominio).
Lo scaricabarile dai dipendenti ai dirigenti lo dovevo ancora vedere. Da che mondo è mondo, in qualsiasi struttura gerarchica chi è sopra approfitta della sua posizione per scaricare colpe e responsabilità su chi è sotto: che avvenga il contrario è a mio avviso sintomatico di una stato confusionario all’interno della struttura che vi è dietro RiflettoTV o come si chiama adesso. Non a caso, il nuovo portale (uguale a quello vecchio, con un logo diverso e con meno contenuti) poco dopo aver riaperto è stato oggetto di un secondo sequestro, questa volta in via preventiva.
Due sequestri nell’arco di poco più di un mese. Che vi siano ancora violazioni del diritto d’autore, che la Guardia di Finanza abbia voluto frenare una smania di tornare online effettivamente un po’ eccessiva (non so voi, ma dopo una multa per eccesso di velocità io non ripartirei sgommando in faccia alla Polizia) o un’inezia come la mancanza della partita IVA sul sito poco importa: ho esordito dicendo che non capita tutti i giorni vedere nascere iniziative come RiflettoTV, ma ancor meno capita vedere garbugli di questa portata. I promotori di questa iniziativa dovrebbero… rifletterci a lungo.