E’ sempre difficile riassumere in poche righe quello che un libro vuole raccontare, essendo l’essenza del suo contenuto legata all’autore, al suo contesto e al tempo di riferimento.
Lo è ancora di più quando un’opera conta più co-autori che, spinti dalla propria passione, decidono di dedicare tempo ed energie per condensare in uno spazio limitato, anni di dedizione e notti insonne passate alla riscoperta di eventi e fatti che vengono dati per scontati ma che tali spesso non sono, presentando aneddoti ed eventi che hanno contribuito a cambiare totalmente il mondo in cui oggi viviamo.
1977-1987 – Quando il Computer divenne Personal, sotto la regia di Paolo Cognetti (conosciuto nei meandri del retrocomputing italiano come il “Boss”), si propone come un opera rivolta ai curiosi e a coloro che vogliono scoprire il decennio cardine in cui “freddi” e “oscuri” componenti elettronici, unitamente a stringhe di testo dal significato altrettanto oscuro, hanno dato il via alla Rivoluzione Informatica, la più grande trasformazione a cui il mondo ha assistito dalla Rivoluzione Industriale, catapultandoci nella Società dell’Informazione.
E così, quasi 30 appassionati italiani si sono destreggiati in un percorso ricco di fascino, percorso che passa per grandi nomi dimenticati come Commodore e Sinclair, a marchi oggi leader del mondo globale come Apple e Microsoft. Il tutto, ricordando le Persone che hanno reso possibile tutto ciò: si, proprio le Persone, perché dietro ogni rivoluzione c’è il folle genio di chi crede che l’impossibile sia possibile, di chi va contro lo status-quo ed è disposto a sacrificare se stesso in nome della propria idea e della propria visione.
E chi altri, se non l’italiano più rappresentativo di questa rivoluzione, poteva scrivere la premessa di questa splendida opera? Stiamo chiaramente parlando di Federico Faggin, il fisico vicentino che a metà degli anni ’70 realizzò in Intel il primo microprocessore commerciale della storia.
Il testo è scritto da appassionati pensando al “vicino di casa” che li guarda spesso in modo strano, chiedendosi perché qualcuno debba occupare prezioso spazio della propria casa con “vecchi” gingilli elettronici che hanno un milionesimo della potenza del proprio smartphone, dedicandogli addirittura buona parte del proprio tempo libero.
Non voglio dilungarmi oltre, sia per non togliervi il gusto di scoprire l’opera pagina dopo pagina, sia perché essendo uno dei co-autori, preferisco non influenzare (ammesso che sia in grado di farlo!) il vostro giudizio, fondamentale per saggiare la bontà del lavoro svolto e porre le basi, perché no, per un suo prosieguo.
Potete trovare tutte le informazioni relative sul sito 1977-1987.it